Volano gli stracci dopo la chiusura del quotidiano Terra – sospeso da due giorni e in attesa di tornare in edicola con un’edizione saltuaria. Il progetto era ambizioso: dar vita al primo quotidiano ambientalista italiano. Finisce in modo ben poco ecologico, con un incrocio terrificante di accuse e contro accuse tra il direttore-amministratore Luca Bonaccorsi (è socio di maggioranza della società editrice del quotidiano Undicidue Srl), alcuni lavoratori e il comitato di redazione, il segretario dei Verdi Angelo Bonelli – Terra è l’organo del partito – e pure l’Associazione stampa romana. Una vicenda intricata, che ovviamente lambisce le lande (spesso desolate) della politica “a sinistra”, e che per questo rischiano di essere più gustosi di un dato di fatto: ci sono dieci lavoratori che, secondo un accordo sindacale firmato il 12 ottobre scorso, avrebbero dovuto essere stabilizzate, ovvero ottenere un contratto a tempo indeterminato. Invece rimarranno scoperti, mentre il giornale esce temporaneamente dalle edicole. Bonaccorsi non la prende alla larga: “Non ci sono più soldi, punto e basta”.
Siccome la questione è questa, al netto delle responsabilità che pure ogni tanto andrebbero individuate, si può ben capire la rabbia che animava ieri i lavoratori che si sono ritrovati davanti alla sede del quotidiano, chiusa e sbarrata: “Ci impediscono di entrare, non sappiamo se c’è dentro qualcuno, ma fatto sta che noi ci siamo presentati stamattina per lavorare, visto che non ci è stato detto nulla di preciso circa la prossima forma del quotidiano una volta cessate le pubblicazioni, ed eccoci qui fuori”, raccontava oggi una dei componenti del Comitato di redazione, Rossella Anitori. Insieme ai lavoratori anche alcuni collaboratori di prestigio della testata come Aldo Garzia e Giorgio Frasca Polara. Fuori dalla sede striscioni di questo tenore: “Dove sono i milioni del finanziamento pubblico?” e ancora “Bonaccorsi, gli accordi sindacali si rispettano”, e poi “6 mesi senza stipendio”, che è il problema non solo dei lavoratori a tempo determinato, ma anche dei collaboratori che non vedono un euro da diversi mesi nonostante le promesse.
I rapporti sono tesi da tempo tra il Cdr, e il direttore (e ovviamente la società editrice). Terra è andato in edicola a aprile del 2009, ma dopo sei mesi i lavoratori si sono già ritrovati dentro un’azienda in crisi e sono iniziati i contratti di solidarietà. “E già allora gli stipendi arrivavano sempre in ritardo, e abbiamo lavorato fuori da quanto stabilito dagli accordi sindacali, sia per quanto riguarda l’orario di lavoro che i giorni di riposo”, dice il Cdr. A giugno gli ammortizzatori sono finiti ed è iniziata la trattativa. Ad agosto era stato firmato un accordo che prevedeva le proroghe assistite di tutti i contratti fino a dicembre (“mai onorato”, precisa il sindacato interno) a settembre interviene il segretario dei Verdi, Angelo Bonelli, che organizza un incontro con l’azienda. Durante questo incontro le cose vanno abbastanza bene, visto che la Undicidue Srl dice, tra l’altro, che c’è un terzo socio interessato ad entrare nella società. E chiede due settimane di tempo. Ma il 5 ottobre, ” a fronte della totale mancanza di comunicazioni”, il Cdr indice uno sciopero di una settimana. Si arriva al 12 ottobre quando viene firmato un accordo che prevede la stabilizzazione delle otto persone chieste dal sindacato e di altre quattro proposte dall’azienda. I contratti dovevano essere firmati il 31 ottobre.
Inutile dire che le cose sono andate diversamente. Ad oggi sono state assunte solo due persone, per le altre sembra francamente non esserci alcuna speranza, e soprattutto il quotidiano ha cessato di esistere. L’altro ieri l’azienda non si è presentata all’incontro fissato con i sindacati. La reazione del sindacato e del Cdr è stata conseguente: denuncia dell’azienda e del direttore per comportamento antisindacale, esposto alla presidenza del Consiglio per ottenere il sequestro cautelativo del finanziamento pubblico, ed esposto all’Ordine dei giornalisti della Toscana per violazione della clausola di solidarietà.
Insomma, è guerra. Dall’altra parte – cioè dietro alla scrivania del direttore ma anche dietro al tavolo delo cda della Undicidue Srl – non c’è una persona di primo pelo. Luca Bonaccorsi è ex banchiere, fondatore della rivista Left (ex Avvenimenti), non è nuovo alle disavventure con il sidncato e con l’Ordine dei giornalisti. Aldilà delle schermaglie puramente formali (“perché parlate con me, non sono mica l’editore”) Bonaccorsi ritiene che “sia stato responsabile da parte dell’azienda non assumere dodici persone vista la crisi”. Ma che sia uno abituato a gestire la partita, lo si capisce quando dice che fino ad un certo punto era vicina la possibile svolta, con un terzo socio disposto ad entrare e ad investire sul progetto. Il socio però – di cui ovviamente non si può fare il nome – sarebbe scappato dopo la decisione del cdr di indire lo sciopero (“e senza neanche passare per il voto dell’assemblea”, sottolinea Bonaccorsi, anche se occorre osservare che nessun lavoratore sembra essersi lamentato). In quanto al finanziamento per l’editoria che spetta alla società editrice di Terra (circa 6 milioni di euro in due anni), Bonaccorsi risponde: “Che significa che fine hanno fatto? Ci sono i bilanci a certificare. Sostenere un giornale costa meno di due milioni di euro all’anno?”.
Certamente a fronte di una redazione piuttosto risicata (15 persone circa), Terra ha ragionato alla grande. Cariche in abbondanza (direttori, vicedirettori, condirettori nel corso degli anni), collaboratori anche di prestigio (“e noi, finché abbiamo avuto i soldi li abbiamo pagati”, puntualizza Bonaccorsi), stipendi più che decenti (finché ci sono stati). Il tutto nonostante un risultato in edicola non proprio travolgente. Terra vendeva tra le duemila e le tremila copie. Sempre stando a quanto certificato dai bilanci. Ora però non ci sono più soldi per andare avanti, e il taglio al finanziamento pubblico impedisce di accedere a qualsiasi credito presso le banche.
Sullo sfondo il conflitto affatto coperto tra Bonaccorsi e la maggioranza dei Verdi, oggi rappresentata dal segretario Angelo Bonelli. Sono volate parole grosse anche sul giornale. Bonelli lamenta, tra l’altro, il fatto di aver ereditato un contratto quasi capestro con la Undicidue, firmato dall’ex segretario Pecoraro Scanio. Adesso le cose sono cambiate: sono saltate le edizioni quotidiane, il sindacato ha presentato un esposto. E Bonelli dice: “Stavolta non staremo a guardare”. (Mediacoop)