Per l’Editoria televisiva locale, il momento è delicato.
La sentenza Lcn, che impone la rivisitazione delle posizioni automatiche sul telecomando, tiene gli editori con il fiato sospeso.
Alla vigilia della consultazione pubblica dell’Agcom, a partire dalla quale si inizieranno a delineare gli equilibri del nuovo posizionamento sul telecomando, gli editori azzardano previsioni ed auspici per l’imminente futuro.
Editoria.tv affronta il tema partendo dalla Campania, terra tra le più inflazionate in quanto a tv locali e tra le più colpite finora dalla crisi economica, con riflessi pesanti sul settore editoriale.
Il nostro viaggio nel panorama delle tv locali è iniziato con l’intervista rilasciata da Riccardo Romano, direttore di Canale Otto, prosegue con l’editore di Televomero, Giovanni Tajani, guida dell’emittente provinciale che da trent’anni si pone al servizio degli spettatori.
-Sin dai suoi esordi storici, la linea editoriale di Televomero cerca di instaurare un contatto diretto con il pubblico e ne ha fatto il punto di forza di programmazione della rete.
Una tendenza che confermerete anche nella nuova stagione televisiva?
“Certo, il coinvolgimento ed il contatto con il pubblico, sono i punti fermi della rete.
L’importanza del dibattito pubblico ha caratterizzato costantemente la nostra programmazione, dando voce alle esigenze dei cittadini attraverso gli interventi telefonici in diretta, quando ancora non erano così frequenti.
La programmazione di Televomero si è da sempre distinta per una linea editoriale pulita, in cui i contenuti della cosiddetta “Tv Spazzatura” non hanno mai trovato posto”.
-E il pubblico come ha risposto in termini di ascolti?
“Non nascondo che a volte la scelta di non cedere al ricorso di personaggi o situazioni “scandalistiche”, può averci penalizzato; ma sono scelte che abbiamo fatto in linea con il nostro percorso editoriale.
Non sempre l’ascolto è sintomatico della qualità del prodotto”.
-Potete comunque contare su uno zoccolo duro di pubblico che vi segue da tempo: cosa può aspettarsi dalla nuova stagione televisiva?
“Sono previste importanti aggiunte al palinsesto televisivo della rete.
Una di queste sarà una produzione realizzata con il Consorzio Campania Media Group e vedrà, a partire da novembre, la messa in onda di un nuovo programma in cui si affronteranno i problemi politici delle regioni, in questo momento particolarmente cruciale”.
-Assieme a Canale 21, Canale 8 e Canale 9, avete dato vita al Consorzio Campania Media Group. Fare gruppo in tempi di crisi: una necessità o un’opportunità?
“La nascita del Consorzio è partita da una necessità: quella di mettere assieme le risorse in un momento critico per l’emittenza locale, ma è anche una grande opportunità per noi editori e soprattutto per
i telespettatori.
È una scommessa, che credo già vinta, soprattutto verso quella che è una credenza atavica nel Meridione, ovvero l’abitudine a considerare l’unione come un deficit piuttosto che come un motore, un volano.
Uscire dalla mentalità individualista e mettere da parte le riserve, è a mio avviso una scelta vincente.
Il Consorzio è come una squadra, che corre nella stessa direzione seppure ciascuno porta la sua bandiera”.
-Televomero è tra le pioniere della tv locale: qual è il segreto di tanta longevità?
“La nostra azienda, nata nel 1978, non ha mai subito passaggi di proprietà e quindi si può dire che il mestiere dell’editore puro si è tramandato da padre in figlio.
Un patrimonio che abbiamo salvaguardato, non perdendo mai di vista il nostro obiettivo: fare una televisione di servizio, al servizio del telespettatore.
La nostra “mission” è da sempre quella di colmare i vuoti dell’emittenza e dell’informazione locale, mentre altre emittenti cercano in qualche modo di emulare i contenuti della tv nazionale, Noi la pensiamo diversamente”.
-Come traducete in pratica quest’obiettivo?
“Un esempio è la nostra scelta di seguire eventi sportivi non solo a livello professionale, come facciamo con la diretta della domenica, in cui seguiamo le partite di calcio delle squadre dilettanti, perché crediamo nell’importanza di dare spazio alle realtà, per così dire, minori.
È un modo anche per differenziarci dalla programmazione delle altre reti e per offrire al telespettatore una valida alternativa”.
-Quanto incide la qualità di un programma autoprodotto, in termini di gratitudine di pubblico?
“Il pubblico apprezza e premia la qualità dei nostri programmi autoprodotti, come
“Lente d’ingrandimento”, un programma di approfondimento sul patrimonio culturale del nostro territorio che ha fatto da cassa di risonanza per i siti culturali ed ha riscontrato grande successo di ascolti.
O ancora, “Semaforo Verde”, un altro programma volto a fare luce sulle virtuosità della Campania, perché bisogna mostrare anche il lato buono delle cose, oltre ai ben noti problemi”.
-Il caso delle interviste politiche a pagamento in tv: un vaso di pandora che si scopre solo ora?
“Penso sia una pratica tristemente non nuova per il nostro paese, se solo si pensa che già vent’anni fa accadevano fatti di questo tipo.
In tanto tempo poco è cambiato, o meglio continua a persistere la mancanza di regole in materia.
Il problema è di duplice natura dal momento in cui riguarda sia la compagine politica nel suo complesso, che non è in grado di dare regole sulla materia, e sia i singoli che accettano di farsi intervistare versando un compenso.
Ma la situazione è dovuta all’anarchia del sistema”.
-Il momento della consultazione pubblica dell’Agcom sulla sentenza lcn si avvicina.
Come componente del Consiglio nazionale Aeranti, quali sono le sue riflessioni al riguardo?
“Sulla questione della sentenza Lcn credo che, fermo restando la legittimità dei ricorsi avanzati e accolti, ci sia stato un ampio margine di strumentalizzazione da parte di chi, in precedenza, aveva sottovalutato l’importanza del numero sul telecomando.
Mi spiego meglio, c’è chi ha scelto di avere una numerazione unica in più regioni e di conseguenza ha ottenuto un numero più alto sul telecomando.
E per questo se ne è poi lamentato.
Credo che bisogna essere coerenti con le scelte fatte.
Noi di Televomero, che trasmettiamo su Napoli e Caserta, riusciamo a fare una tv legata al territorio così come previsto dal regolamento”.
-Quali si auspica possano essere i criteri adottati dall’Agcom?
“Sono abbastanza fiducioso sulla permanenza dei criteri adottati già in precedenza dall’Agcom, poiché non credo abbia operato in modo del tutto sbagliato.
D’altra parte, se non fosse stato un sistema valido l’associazione Aeranti non avrebbe sottoscritto il suo operato e noi editori, che siamo chiamati a dire la nostra, ci saremo opposti.
Credo anche che i criteri adottati dall’Agcom, come il numero di dipendenti, la storicità dell’azienda e il fatturato, siano fattori validi e indicativi di un’azienda sana, dove per azienda sana intendo un’impresa di editori puri che non sono sul mercato solo per fare anche altri business.
E’ probabile che molti degli editori di questo tipo scompariranno dal mercato editoriale.
Solo quelli che ci credono fino in fondo, rimarranno sulla scena”.
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