La città di Napoli aspetta cosa accadrà stasera e domani sui campi di calcio per capire se, questa volta, potrà festeggiare il terzo scudetto della sua storia. Intanto il consiglio dei ministri (che si riunisce giovedì proprio mentre la banda Spalletti sarà impegnata a Udine) potrebbe decidere di “liberare” il posto da sovrintendente del Teatro San Carlo. Per dare all’attuale ad Rai Carlo Fuortes un’exit strategy importante e prestigiosa per lasciare, senza colpo ferire e prima della scadenza naturale del suo mandato a viale Mazzini, la guida dell’azienda radiotelevisiva di Stato.
Le indiscrezioni si inseguono ormai da settimane. Sarà, quella di domani, la giornata decisiva per il futuro della Rai, di Fuortes e del Teatro San Carlo? Da Roma, i sussurri sembrano più che ottimisti. Con il via libera alla norma che limita a settanta anni l’età massima per il pensionamento dei sovrintendenti teatrali. Stephane Lissner, attuale “capo” del teatro napoletano, sarebbe costretto a fare i bagagli. Il vuoto verrebbe colmato offrendo a Fuortes di dirigere il San Carlo. Che, bontà sua, sarebbe pure magnanimamente intenzionato ad accettare l’incarico. Via Fuortes, via tutti. Il governo potrebbe, finalmente, riaprire i giochi nel Consiglio d’amministrazione. Per Marinella Soldi è a dir poco improbabile un bis da presidente. Ma a rendere più facili le cose al governo ci sarebbe, secondo i rumors, l’ipotesi di un’alleanza laterale tra centrodestra e M5s. L’obiettivo comune sarebbe quello di limitare, se non addirittura azzerare, l’influenza del Pd in Rai. Attualmente, non è un mistero, il partito democratico è un colosso. Ma c’è un corso nuovo, il rischio di una scissione al centro, uno sbilanciamento da calibrare.
Attenzione, però. Che a Lissner tutto questo piano non è che piaccia assai. L’attuale sovrintendente del Teatro San Carlo non ha la minima intenzione di sloggiare. E già, qualche settimana fa, ha fatto sapere che non offrirà il suo capo alla scure dei cacciatori di teste per fare un piacere né a Fuortes né al governo. Ha scritto una lunga lettera, ha spiegato le sue ragioni. Ha promesso guerra a colpi di carte bollate. È pronto a tutt’osare pur di difendersi dall’assalto politico. Chissà, però, chi si ritroverà al suo fianco. La Fondazione, per parte pubblica, registra la partecipazione del ministero della Cultura, della Regione Campania e del Comune, oltre che della Città metropolitana di Napoli. Insomma, si prospetta una partita a tre tutta campana. Da un lato, il ministro Gennaro Sangiuliano e il sindaco Gaetano Manfredi, dall’altro il governatore Vincenzo De Luca. Due su tre potrebbero essergli contro. Lissner e De Luca, infatti, hanno spesso e volentieri litigato a favore di telecamere e taccuini, persino sui social. De Luca, poi, non è così tenero nei confronti del Pd. Mai lo è stato, in realtà. Non lo sarà nemmeno stavolta se dovrà opporsi “per fare un piacere” (se si passa la semplificazione) al Pd di Elly Schlein. Che, rappresentato a Napoli da Sandro Ruotolo, gli fa la guerra negandogli la gioia del terzo mandato.
Insomma, c’è la possibilità che qualcosa si muova. Tra i sussurri degli addetti ai lavori, nel silenzio generale del dibattito pubblico. Giovedì per Napoli si gioca una partita fondamentale per il suo futuro. Non solo a Udine, ma anche a Roma.
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