La Corte di Lussemburgo ritiene che la tassa di concessione governativa italiana versata per i contratti di abbonamento ai servizi di telefonia mobile è legittima. Il balzello, del quale si è parlato più volte di un’abolizione, vale 12,90 euro al mese per gli abbonamenti business intestati a persona giuridica e 5,16 euro al mese per gli usi privati. Il caso è stato sollevato dalle aziende De Pra e Saiv che ne avevano chiesto, rispettivamente, all’Agenzia delle Entrate il rimborso. Secondo loro, infatti, il pagamento della tassa governativa discriminerebbe irragionevolmente l’utente della rete di telefonia mobile terrestre a seconda che egli vi acceda mediante abbonamento o mediante acquisto di tessera prepagata, poiché solo in quest’ultimo caso egli sarà esentato dalla tassa. In punta di diritto, sostenevano ch l’abbonamento al servizio di telefonia è un atto privatistico e, come tale, a differenza della licenza e dell’autorizzazione, che sono atti amministrativi, non richiede alcun intervento, attività o controllo da parte dell’amministrazione pubblica. La Corte ha stabilito che “le legislazioni nazionali sono libere di equiparare gli apparati terminali delle comunicazioni alle stazioni radioelettriche, di prevedere un’autorizzazione generale o una licenza per l’utilizzo delle apparecchiature terminali di telefonia mobile terrestre, di equiparare l’autorizzazione o la licenza a un contratto di abbonamento e di prevedere il pagamento della correlativa tassa governativa in relazione a tutte queste ipotesi”.
John Elkann ha intenzione di vendere Repubblica. E con l’eventuale cessione del quotidiano, Gedi verrebbe…
I governi vanno ritenuti responsabili delle morti dei giornalisti: lo afferma l’Ifj, la Federazione internazionale…
Il Papa vuole che si cominci a fare la pace partendo dalla comunicazione, dall’informazione, dal…
Il comitato di redazione di Askanews “chiama” il sottosegretario Alberto Barachini. I giornalisti dell’agenzia di…
Anche i pubblicitari si oppongono alla web tax: Federpubblicità snocciola numeri, dati e cifre per…
La manovra non piace agli editori perché non c’è “niente per il libro”. E l’Aie…