Le associazioni dei consumatori chiedono a Telecom Italia di rinunciare all’aumento del canone per i clienti domestici e alla nuova tariffa unica nella parte in cui si prevede un aumento dei costi fra chiamate da rete fissa. Prosegue dunque la mobilitazione delle associazioni dopo l’annuncio di Telecom Italia di voler adottare, dal 1° aprile, una tariffa unica per tutte le telefonate da rete fissa pari a 5 centesimi al minuto verso tutti. Questo comporterebbe infatti un aumento del 163% sulle chiamate fra linee fisse.
La nuova tariffa di Telecom, annunciata nei giorni scorsi, prevede infatti un’unica tariffa di 5 centesimi al minuto in sostituzione di quelle attuali – che sono pari a 9,90 centesimi al minuto verso i cellulari e 1,9 centesimi al minuto verso i fissi nazionali. In pratica, si dimezzerà il costo delle telefonate verso i cellulari ma rincareranno le chiamate verso i fissi. E questo punto, insieme all’aumento del canone, non convince le associazioni dei consumatori, preoccupate delle ripercussioni soprattutto sull’utenza più debole che non usa internet e fa un uso “base” del telefono. Così, richiesto ed ottenuto un primo intervento dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, cui Telecom si è impegnata a fornire in tempi brevi la documentazione utile ad approfondire le modalità di impatto della manovra, Altroconsumo, Assoutenti, Codacons, Codici, Federconsumatori, Lega Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino e Unione Nazionale Consumatori hanno formalizzato alla compagnia telefonica ed all’Autorità le proprie richieste a tutela dell’utenza.
Se infatti viene considerata positiva la riduzione dei costi sui telefoni cellulari, le associazioni sono però contrarie alla nuova tariffa per le chiamate tra linee fisse, che passa da 1,90 cent/minuto a 5 cent/minuto, con un aumento considerevole di circa il 163%. Questa manovra, peraltro, segue un ritocco che c’era stato dal 1° luglio 2012, quando le chiamate sui fisse erano passate da 0,70 a 1,90 cent/minuto, traducendosi in un ulteriore aggravio per la fascia di utenza tradizionale, soprattutto anziani e famiglie a basso reddito che fruiscono della linea domestica in assenza di opzioni tariffarie flat senza l’accesso ad internet.
Dalle associazioni arriva anche un no all’adeguamento all’inflazione del canone mensile, che dovrebbe passare da 16,64 euro a 17,40 euro. “La misura – scrivono i Consumatori in una nota – colpirebbe milioni di utenti domestici che hanno già subito l’aumento dell’Iva al 21% nel 2011 e si preparano all’aliquota del 22% prevista dalla Legge di stabilità dal prossimo 1° Luglio”. Il timore delle associazioni è che la “semplificazione tariffaria” di Telecom serva in realtà ad assorbire la contrazione dei ricavi aziendali registrata nel 2012 nel comparto fisso di 269 milioni di euro, pari a -2,8% rispetto al 2011. Preoccupano inoltre i possibili riflessi dell’aumento del canone sull’inflazione.
Le associazioni dei Consumatori hanno dunque chiesto all’Agcom di vigilare e hanno chiesto alla Telecom la rinuncia all’aumento del canone per i clienti domestici e la modifica della nuova tariffa unica nella parte in cui si prevede un aumento dei costi delle chiamate tra telefoni fissi, rendendola comunque facoltativa. L’obiettivo è quello di aprire un tavolo con la compagnia per garantire tutela dagli aumenti ed effettiva possibilità di scelta a circa 7 milioni di titolari dell’abbonamento base.
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