Non è caduto nel vuoto l’appello del Manifesto che ieri, con un formidabile articolo firmato da Norma Rangeri, ha messo spalle al muro l’ipocrisia e la strumentalità della posizione anti-pluralismo del governo in tema di informazione e stampa.
Il busillis è quello dei tagli che già da quest’anno faranno sentire il loro peso sui contributi diretti ai giornali. Che, è bene ricordarlo una volta di più, non sono le “grandi” testate ma rappresentano quella galassia di quotidiani territoriali, confessionali o politici che costituiscono l’ossatura portante della democrazia dando voce a chi, altrimenti, resterebbe in silenzio. Quei giornali che attuano, ogni giorno, un valore costituzionalmente protetto: il pluralismo dell’informazione, che deve essere libera e, perciò, plurale.
Le reazioni non si sono fatte attendere. Anche dalla politica. E’ intervenuto il deputato “renziano” Michele Anzaldi, che in una nota ha spiegato: “Dopo l’allarme lanciato dal quotidiano Il Manifesto e dalla direttrice Norma Rangeri sul taglio al Fondo per l’editoria e l’informazione deciso dal testo della legge di Bilancio, così come modificato in Commissione, ho presentato un Ordine del giorno che impegna il Governo a non penalizzare in alcun modo alcuna testata giornalistica, considerando primario interesse la tutela della libertà di informazione e tenendo in conto che dietro ogni prodotto editoriale vi sono giornalisti e maestranze che meritano tutela e attenzione”.
E quindi ha aggiunto: “A questo fine l’ordine del giorno impegna quindi il governo ad adottare ogni iniziativa di competenza, nell’ambito di un prossimo provvedimento e nei limiti delle risorse disponibili, affinché il nuovo assetto non penalizzi alcuna testata giornalistica. Mi auguro che l’Odg venga accolto e trovi la massima condivisione possibile in Parlamento”.
”Il nuovo assetto- ha proseguito Anzaldi- della destinazione delle risorse del Fondo, pur comprendendo anche un ampio ventaglio di provvedimenti connessi al tema e che va a sostenere, ad esempio con un credito d’imposta per gli esercenti, la vendita di giornali e riviste, potrebbe penalizzare alcuni giornali e testate piccole o indipendenti andando, di fatto, a limitare ildiritto al pluralismo dell’informazione. E’ impensabile che il governo Conte 2 si comporti come il governo gialloverde Conte 1,che fece di tutto per penalizzare la stampa e il giornalismo. Il cambio di rotta deve essere reale, non di facciata”.
Quindi Anzaldi ha concluso: “L’editoriale di Rangeri è da leggere fino in fondo perché dipinge un quadro molto preoccupante sulla tutela della libertà di informazione. Dal governo qualcuno dovrebbe rispondere anche su un altro punto sollevato dalla direttrice del quotidiano: perche’ nelle trasmissioni Rai i giornalisti del ‘Manifesto’ sono totalmente oscurati, mai invitati in nessun talk show, a differenza di altri quotidiani che ricevono uno spazio davvero sproporzionato anche rispetto alla diffusione che hanno?”.
Infine la stoccata al Fatto: “Ci sono alcuni quotidiani, uno in particolare molto fazioso e molto schierato (con Conte), presenti quasi in tutte le trasmissioni, con ampia pubblicità anche visiva per la loro testata. Perche’ non c’è un equilibrio, anche in questo?”.
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