Il Governo Renzi si sente ancora forte, fortissimo; e prova a fare esercitazioni sul futuro che si immagina. Lo fa con il disegno di legge di riforma sull’editoria, quello che istituisce un nuovo fondo di sostegno del pluralismo e lo delega, interamente, al Governo. Le perplessità sulla legittimità costituzionale che delega all’esecutivo il pluralismo sono importanti e condivise: una delle principali eccezioni mosse dal movimento cinque stelle è che il sostegno pubblico all’editoria rappresenta un modo per condizionare l’autonomia dell’informazione alle esigenze dei Governi: “gli editori con il cappello in mano”, dice Travaglio. Non era così, fino a qualche anno fa, perché il sostegno era previsto da una legge ed il potere discrezionale del sottosegretario all’editoria pressoché nullo. Ma sacrificare un po’ di libertà in nome della governabilità è una sorta di Golem che nell’onda populista passa in cavalleria. E così nel pieno della bagarre delle contrastate nomine delle testate giornalistiche della Rai, anche in questo caso sottrarre l’azienda pubblica dalle grinfie dei partiti ha significato affidare il controllo incondizionato e totale del servizio pubblico radiotelevisivo al Governo, l’esecutivo ha deciso di dare un’improvvisa violenta accelerata al disegno di legge di riforma dell’editoria. Basta discutere, che qua si discute troppo, il tono del dibattito è stato quello imposto dal relatore del pd, Roberto Cociancich, nessun dibattito. Una legge di riforma era ed è necessaria, ma ci sono le buone leggi e le leggi fatte per dire che si è fatta una buona legge. Le prime servono a cambiare il Paese, a dargli gli strumenti per riprendere fiducia in sé stessi; le seconde a fare qualche proclama e coltivare qualche orticello. Questo disegno di legge è nato sotto buoni auspici ma si è perso nella blindatura del governo e nell’incapacità di ascoltare, troppo presi dal dare segnali di forza ai grandi editori ed alla federazione nazionale della stampa, unicamente interessati agli ammortizzatori sociali. Ma si è trasformata in un’occasione persa, una riforma che troverà con ogni probabilità censure da parte della Corte costituzionale per l’incredibile delega al Governo; ma questo è. Per il resto chiedere al senatore Cociancich, vi risponderà con un tweet: “inutile discutere, si fa così”. Come quando si portano i ragazzini in campeggio nei campi scout…