SU LAVITOLA INDAGA ANCHE LA MAGISTRATURA SVIZZERA

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La magistratura svizzera vuole interrogare Valter Lavitola. Su richiesta della Procura federale di Lugano, l’ex direttore dell’Avanti! sarà ascoltato lunedì per rogatoria nel carcere di Poggioreale, dove è rinchiuso ormai da quattro mesi. L’atto istruttorio si svolgerà davanti al giudice Pietro Carola.
Il contenuto dell’inchiesta avviata dagli inquirenti elvetici non è noto. Ma appare evidente che gli svizzeri stiano seguendo il percorso di alcune somme di denaro transitate attraverso la Svizzera e ritenute riconducibili al giornalista e imprenditore napoletano.
In questo momento l’ex direttore dell’Avanti! è detenuto per il filone d’indagine sui contributi per l’editoria erogati al quotidiano. Nei giorni scorsi, su richiesta dei pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, titolari del procedimento con il procuratore aggiunto Francesco Greco, hanno chiesto e ottenuto il sequestro di alcuni beni, fra cui un castello a Viterbo, una villa a Positano e un appartamento a Roma. La difesa ha presentato ricorso al Riesame, evidenziando tra l’altro che l’immobile nella capitale è di proprietà della moglie di Lavitola mentre il castello e la villa sono intestati a società dalle quali l’indagato sarebbe uscito già da tempo.
L’udienza è stata rinviata. Perle vicende relative all’Avanti! è stato fissato nei confronti di Lavitola il giudizio immediato, che inizierà il 9 ottobre. Per le altre accuse ancora pendenti, l’ex editore del quotidiano è al momento sotto inchiesta a piede libero: sono scaduti i termini di custodia cautelare sia per l’ipotesi di corruzione internazionale contestata dalla Procura di Napoli con riferimento al progetto di costruzione delle carceri modulari a Panama, sia per il troncone investigativo, trasmesso per competenza dai giudici napoletani alla Procura di Bari, che vede Lavitola indagato con l’accusa di induzione dell’imputato a mentire nella vicenda dei soldi versati dall’ex premier Silvio Berlusconi ai coniugi Tarantini. Sullo stesso episodio è aperto un fascicolo anche a Roma, ma con l’ipotesi di reato di estorsione e senza che sia stato chiesto né disposto alcun provvedimento restrittivo nei confronti di Lavitola.

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