Secondo Calabrò, a livello più generale, «il tema dello sviluppo delle reti», è complicato dal fatto che «motori di ricerca, over the top (i cosiddetti big di Internet come Google e Facebook, ndr), non sono vincolati ad investimenti in infrastrutture. I nuovi soggetti sviluppano servizi ad alto margine e non pagano agli operatori di telecomunicazione un pedaggio proporzionato al valore che estraggono dalla rete, proprio nel momento in cui gli operatori avrebbero maggior bisogno di risorse per investire nelle reti di nuova generazione». «Alta quindi è la tensione sul punto che il consumo massiccio di banda di alcune applicazioni non è remunerativo secondo gli schemi tradizionali per chi gestisce le reti», ha spiegato Calabrò secondo cui «nel dibattito in corso sulla net neutrality è essenziale trovare una soluzione che salvaguardi l’interesse all’investimento nella rete, non sbilanciando troppo il baricentro economico a favore degli Over the top. Il primo passo è la ricerca di accordi tra le parti, anche sul livello di servizio, con la trasparenza necessaria per garantire i diritti degli utenti. In difetto, il problema passerà sulle spalle del legislatore e del regolatore».
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