“Stop bavaglio”, la bagarre tra i giornalisti e le istituzioni prosegue e il nuovo capitolo si è consumato a Catania, a latere dello sbarco dei migranti soccorsi dalla nave Ong Geo Barents. Secondo le accuse dei giornalisti, sarebbe stato “impedito” ai cronisti di fare il loro lavoro e di raccontare quanto stesse accadendo in uno dei porti siciliani centrali nell’emergenza sbarchi di queste settimane. La denuncia è arrivata direttamente dalla Federazione nazionale della Stampa italiana. Che, ieri, è scesa in piazza a Roma per chiedere la fine del “bavaglio” ai giornalisti che si occupano di cronaca nera e giudiziaria. E che lamentano, da quando è entrato in vigore il cosiddetto decreto sulla presunzione d’innocenza, di non riuscire più ad ottenere notizie utili da pubblicare.
Si è alzata la voce, sul caso, del segretario generale della Fnsi per chiedere lo stop al “bavaglio” ai giornalisti. Raffaele Lorusso in una nota ha affermato: “Impedire ai giornalisti di svolgere il proprio lavoro nel porto di Catania, dove sono ormeggiate le navi Humanity 1 e Geo Barents, non è ammissibile”. Ma non è tutto, Lorusso aggiunge: “Pertanto è auspicabile che Prefettura e Autorità portuale di Catania accolgano la richiesta dei cronisti di numerose testate nazionali e locali di essere messi nelle condizioni di documentare la situazione dei migranti a bordo delle due navi”.
Infine Lorusso ha concluso: “Continuare a impedire loro di lavorare e di informare l’opinione pubblica non è soltanto negazione del diritto di cronaca, ma rappresenta un inaccettabile bavaglio indegno di un Paese civile”.