Una recente risoluzione del Parlamento europeo, che alleghiamo, si è espressa sullo Stato di diritto e la libertà dei media in Grecia. In Europa molti Paesi membri stanno perdendo la bussola circa la libertà d’informazione e la situazione greca purtroppo non è isolata. Senza entrare nel merito di tutti i rilievi mossi dal Parlamento europeo, sono molto interessanti i considerando L) e M) della risoluzione in cui viene affrontato l’arbitrario utilizzo delle risorse pubbliche dedicate alla comunicazione istituzionale. In particolare, nello scandalo relativo alla lista di Petsas è emerso che il Governo presieduto da Kyriakos Mītsotakīs ha distribuito oltre 20 milioni di euro per una campagna sanitaria in maniera del tutto arbitraria, favorendo giornali, siti e blog vicini alle posizioni del Primo ministro. Inoltre, nel corso dell’attività di indagine, è emerso che una cifra importante delle risorse è stata dirottata su mezzi di comunicazione sostanzialmente inesistenti o non legalmente riconosciuti. È il caso di dire che, se Atene piange, Roma non ride. Infatti, nonostante gli obblighi di rendere trasparenti le modalità di utilizzo delle risorse pubbliche destinate alla comunicazione istituzionale con flussi informativi diretti all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e al Dipartimento informazione ed editoria, in Italia è impossibile sapere con quali criteri gli enti pubblici, nazionali e locali, e le società da questi partecipate, decidono come investire le ingenti risorse destinate alla comunicazione istituzionale e alla pubblicità. Il media freedom act renderà a partire dal prossimo 5 agosto 2025 obbligatorio il regime di trasparenza, ma nel nostro Paese l’obbligo non coincide con l’effettività.
Ecco di seguito la risoluzione
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