“Il sostegno pubblico c’è ancora in Europa e ognuno ha scelto le forme ritenute più efficaci: perché il pluralismo va sostenuto in quanto se affidato solo al mercato non sempre regge”. Lo ha detto stamattina agli Stati Generali dell’Editoria il consigliere della presidenza del consiglio dei ministri per l’editoria, l’avvocato Ferruccio Sepe, nel presentare lo studio comparato su fondi e le contribuzioni in tutta Europa. Un intervento che ha illustrato mesi e mesi di studi e che hanno svelato una situazione che, finora, sembrava impossibile: sì, in Europa gli Stati sostengono la pluralità dell’informazione e lo fanno mettendo mano al portafogli, senza, per questo, venir travolti da chissà quale rabbia popolare.
Interessante il dato comparato: in Europa chi spende di più, complessivamente, per aiutare i giornali è la Francia che stanzia poco meno di 120 milioni di euro, per una cifra pro capite di 1,81 euro a cittadino. In Danimarca, Svezia e Norvegia – Paesi di lunga tradizione socialdemocratica – la spesa pro capite per le misure dirette al sostegno dei giornali sono pari rispettivamente a 9,54, 6,80 e 5,40 euro a cittadino. In Italia, a fronte di investimenti globali pari a 66,5 milioni, la spesa pro capite è di “appena” 1,11 euro a cittadino. Ciò, evidentemente, cambia i termini della discussione.