Agli Stati Generali dell’Editoria, la File chiede subito la moratoria per la tagliola al contributo: “Noi vogliamo parlare della riforma del settore, che è importante. Ma vogliamo arrivarci da vivi, non da morti”.
A prendere la parola è stato Samuele Bertuccio che nel suo intervento ha spiegato: “Volevo precisare come funziona l’attuale normativa: oggi lavoriamo per l’esercizio 2019 e intanto stiamo chiudendo i bilanci 2018 con le regole di una normativa del 2016 che proprio adesso vede il suo primo anno di intervento. Nel passato ci saranno stato sicuramente distorsioni nelle modalità di erogazione del contributo, che oggi sono profondamente cambiate come è giusto che sia. L’intervento pubblico viene erogato su criteri e parametri importanti, non più su diffuso e tirato ma sul venduto e su una percentuale tarata su questo, chi finisce al di sotto viene escluso del tutto dal contributo”.
Ha quindi aggiunto: “Mentre parliamo, noi lavoriamo in sette dodicesimi un esercizio un bilancio che vede già calo del 20% del contributo. Ciò pone le aziende nella condizione di dover riflettere e ragionare sul loro futuro. Perché già a dicembre dovranno pensare a lavorare con un budget che taglia del 50% rispetto all’eccedenza sui 500mila euro. Perciò la nostra richiesta come File che abbiamo presentato insieme ad altre associazioni, sigle, è quella di essere disponibili a ragionare su percorso futuro ma di ritenere necessaria una moratoria a normativa che prevede nel 2021 taglio 75% e che nel 2022 si azzera per le società cooperative e non profit anche se il fondo non viene eliminato”.
Ciò perché l’informazione di qualità costa: “Ho apprezzato il richiamo del sottosegretario Crimi alla buona informazione. Ma questa ha un costo, la professionalità si paga. C’è da ridiscutere dei contratti nazionali che per noi editori di cooperative di giornalisti diventano onerosi e che risalgono al dopoguerra, diretti agli editori dei grandi quotidiani del tempo”.
Infine l’appello: “Noi vogliamo discutere, ma abbiamo bisogno di poter ragionare serenamente. Noi vogliamo una riforma ma vogliamo arrivarci da vivi”.
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