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STASERA NOMINE CDA RAI. CODACONS E IDV CONTRO LE SCELTE DI MONTI: TROPPI BANCHIERI A VIALE MAZZINI

Il Pdl si prepara alle nomine di stasera. Possibile l’appoggio della Lega per un quarto consigliere.
Il Codacons ricorre al Tar del Lazio: «la procedura è stata arbitraria; mancano le competenze specifiche; la Tarantola è indagata a Trani». Di Pietro: «serve trasparenza, affidabilità, competenza e legalità».
Oggi alle 20 la Commissione di Vigilanza Rai si riunirà per eleggere il nuovo cda Rai. In effetti in giochi sarebbero quasi fatti. Monti ha già designato i suoi rappresentanti (la Tarantola presidente e Pinto consigliere del Tesoro). Il Pd ha promesso di votare i rappresentati scelti dalla società civile (Gherardo Colombo e Benedetta Tobagi). L’Udc, da forza tradizionalista e moderata, confermerà Rodolfo De Laurentiis. E siamo a 5. Mancano all’appello il Pdl e la Lega che, nonostante abbiano perso molti punti negli ultimi mesi, godono ancora della maggioranza in Parlamento e, quindi, anche in Vigilanza. Infatti in Commissione 21 seggi su 40 sono del “vecchio blocco” Pdl-Lega. Il Carroccio, con l’avvento dei tecnici, è poi passato all’opposizione. Tuttavia i due partiti potrebbero rispolverare l’amicizia dei vecchi tempi.
Il Carroccio ufficialmente ha già annunciato che voterà scheda bianca. Secondo la Lega la Rai è vittima di un’endemica lottizzazione e l’unico modo per liberarla dal giogo dei partiti è la privatizzazione.
Il Pdl da parte sua si tiene stretta i suoi tre esponenti da nominare. La lista dei papabili “azzurri” è lunga. In lizza ci sono Antonio Verro, Guglielmo Rositani, entrambi già consiglieri (si tratterebbe di due riconferme), Antonio Pilati (ex Agcom ed ex Antitrust), Franco Scaglia (presidente Rai Cinema), Rubens Esposito (ex responsabile dell’Ufficio Legale della Rai), Enzo Savarese (anche lui ex Agcom), Giancarlo Galan (ex governatore del Veneto ed ex ministro dello della Cultura). Ci sarebbe anche Alessio Gorla (ex collaboratore di Berlusconi in Publitalia e ex dirigente e consigliere della Rai), “implicato” da La Repubblica nella cosiddetta Struttura Delta, un organizzazione finalizzata a favorire Mediaset dall’interno della Rai. A questi si è aggiunta l’ipotesi Enzo Iacopino (presidente dell’Ordine dei giornalisti). Qualcuno ha anche “azzardato” l’ipotesi Alberto Maccari, da gennaio direttore del Tg1 al posto di Minzolini. Ma in tale caso si dovrebbe avere subito un nome da piazzare al tg dell’ammiraglia Rai. L’ultimo nome è Luisa Todini, imprenditrice ed ex europarlamentare del Pdl.
Ma il partito di Via dell’Umiltà potrebbe arrivare anche a nominare un quarto consigliere: quello che spetterebbe alla Lega. Dopo l’ostruzionismo della settimana scorsa, il Pdl e la il Carroccio potrebbero essersi accordate per assicurare al centrodestra 4 consiglieri su 7. Un enormità (e forse anche uno scandalo), se dovesse accadere.
Dunque ai 3 consiglieri di competenza del Pdl si aggiungerebbe un quarto, formalmente votato dalla Lega, ma di fatto scelto dal Pdl. Il compromesso potrebbe risolversi in Enrico Pazzali, ad dell’Ente Fiera di Milano Spa. Inoltre Pazzali non avrebbe competenze specifiche per gestire un’azienda radiotelevisiva come la Rai.
E non sarebbe la prima volta che Pdl e Lega rispolvererebbero la vecchia amicizia pre-governo tecnico. Ricordiamo che a gennaio, secondo molti addetti ai lavori, ci fu un accordo, in cda Rai, per nominare Maccari (in quota Pdl) direttore del Tg1, e Casarin (in quota Lega) direttore del Tgr. In seguito a tale “patto” il consigliere del Pd, Nino Rizzo Nervo si dimise.
In ogni caso anche le nomine dovessero andare a buon fine, con un accordo condiviso di tutti gli schieramenti (eventualità improbabile), la partita per la nuova dirigenza Rai continuerà in Tribunale. Il Codacons ha presentato un ricorso al Tar del Lazio contro la scelta della Tarantola e di Gubitosi, rispettivamente indicati da Monti come presidente e dg (ma non ancora effettivamente insediati).
«Per gli utenti della Rai i soggetti scelti da Monti non sono compatibili con il ruolo di presidente e dg Rai», ha dichiarato il Codacons.
Per l’associazione dei consumatori Monti ha invaso le competenze del Parlamento (la stessa critica è arrivata anche da molti esponenti del Pdl, da Alfano in giù) «tale da arrecare un danno immediato alla Rai stessa e quindi agli utenti». Inoltre «la scelta è ricaduta su alcune persone strettamente legate al mondo bancario, prive di quella competenza professionale idonea a garantire la notoria indipendenza dei comportamenti imposta dall’art. 21 dello Statuto, oltre che dalla Comunità Europea per le Autorità». E poi ci sarebbe la posizione della Tarantola «indagata a Trani con l’accusa –afferma sempre il Codacons – di non aver sanzionato il gruppo Intesa Sanpaolo per la diffusione di prodotti finanziari derivati che ha visto coinvolti negativamente circa 200 imprenditori pugliesi». Dubbi anche su Gubitosi, i cui legami «con il mondo politico più vicino alle banche, potrebbero incidere su scelte importanti in un settore, quello delle telecomunicazioni, che forse più di molti altri può avere degli effetti pregiudizievoli sugli utenti, se non indipendentemente gestito». Dunque il Codancons si accoda alla richiesta, fatta più volte, ma sistematicamente ignorata, dell’Idv: serve un esame attento dei curricula, anche mediante audizioni pubbliche. Ricordiamo che Di Pietro ha invitato Zavoli ad “interrogare” Gubitosi, Pinto e soprattutto la Tarantola circa i suoi intendimenti e le sue competenze.
«Trasparenza, affidabilità, competenza e legalità dovrebbero essere i criteri per guidare certe nomine e non la soggezione ai poteri forti», ha affermato Di Pietro. Vedremo.

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