Dopo le parole del ministro Boschi, Movimento 5 Stelle e gli onorevoli Lupi e Sammarco chiedono che i riflettori restino accesi sull’operazione Stampubblica, la possibile fusione tra il gruppo L’Espresso e Itedi e che Agcom e Antitrust si esprimano in tempi rapidi su limite del 20% della quota di mercato
Non bastano le parole del ministro Boschi a rassicurare l’ambiente, politico e degli addetti ai lavori, dopo l’annuncio della fusione tra il gruppo L’Espresso e Itedi. Le voci dalla Camera esprimono più di un dubbio, e qualche aperta polemica, su quel che verrà, a partire dal presidente dei deputati di Area Popolare Maurizio Lupi che ricorda i numeri dell’operazione: 5,8 milioni di lettori, 3 quotidiani nazionali, 17 quotidiani locali, 2 concessionarie pubblicitarie, 5 milioni di utenti solo sul web, 3 radio nazionali. Lupi, che si dice comunque rassicurato dalle parole del ministro per le Riforme costituzionali, sottolinea che “questi numeri parlano non solo di una grande fusione editoriale ed imprenditoriale, ma anche di una significativa operazione economica e culturale, totalmente legittima ma su cui il Paese ha discusso a lungo in passato. Quante reazioni all’operazione Mondadori e Rcs Libri, che riguarda da vicino il Corriere della Sera, che ha rappresentato e rappresenta un importante punto di riferimento nel nostro Paese”?
Per questo motivo Lupi ha voluto accendere una spia, convinto dell’importanza del ruolo del parlamento, del governo e delle autorità in questa situazione. Il deputato di Ap è sicuro che “ci saranno senz’altro ripercussioni sull’occupazione dei giornalisti ma certamente il silenzio non aiuta. Quello che è accaduto in questa settimana ci pone delle domande. Noi non vogliamo dare ragione a quanto diceva Chesterton ‘non abbiamo bisogno di una censura sulla stampa, abbiamo già una censura per mezzo della stampa’. Noi siamo convinti che questo in Italia non accada, siamo convinti che la stampa e la comunicazione siano strumenti importanti per il pluralismo e che il governo stia andando in questa direzione ma quello che chiediamo e che vogliamo è che resti alta l’attenzione ed il monitoraggio sulla vicenda”.
In ogni caso la fusione tra Itedi e il gruppo Espresso è un’operazione editoriale di enorme portata, e potrebbe in effetti a cambiare il volto dell’informazione e della sua offerta. Sulla stessa linea di Lupi si schiera anche un altro deputato di Ap, Gianni Sammarco, secondo cui “in gioco ci sono principi importanti, innanzitutto l’inviolabile principio del pluralismo dell’informazione”. Per Sammarco il ministro Boschi ha fatto bene a parlare di vaglio dell’Agcom e dell’Antitrust, per scongiurare ogni ipotesi di concentrazione editoriale, “ma quello che noi chiediamo è che si faccia piena luce su tutti i passaggi e gli aspetti di tale fusione, anche alla luce della ricadute in termini occupazionali”.
I più critici dopo le parole della Boschi sono stati i deputati del Movimento 5 Stelle che hanno parlato senza mezzi termini di “ipocrisia del ministro Boschi e di questo governo rispetto al tema del pluralismo dell’editoria”. Secondo i pentastellati, infatti, “mega fusioni come quella tra La Stampa, Il Secolo XIX e Repubblica avranno l’effetto di fagocitare fette sempre maggiori di mercato e di affossare le testate minori”.
I deputati hanno poi aggiunto che “il matrimonio Agnelli-De Benedetti porterà il nuovo colosso a detenere il 22% del mercato in quel settore, superando il limite previsto del 20%”, per questo hanno auspicato un rapido intervento di Agcom e Antitrust per chiarire fin da subito questo punto essenziale. E sulla questione dei fondi all’editoria da poco licenziati dalla Camera i grillini si sono detti poco fiduciosi sul fatto che il provvedimento andrà davvero a tutelare le piccole e medie imprese: “Le grandi imprese editoriali, infatti, continueranno a ricevere indirettamente fondi attraverso gli incentivi fiscali per gli investimenti pubblicitari su quotidiani e periodici”.
I deputati del M5S sono convinti che anche la fusione vada a danneggiare le piccole realtà e parlano di un’operazione “ammazza concorrenza” al pari di quella tra Mondadori e Rcs Libri. “Non ci sorprende affatto che la riduzione del pluralismo dell’informazione piaccia a Renzi, lo stesso soggetto che mesi fa dichiarava finiti i tempi del ‘capitalismo di relazione’, e agli editori con i quali intrattiene rapporti di eccessiva vicinanza. Al potere e ai partiti la libertà ha sempre portato problemi: meglio spegnere il dissenso”, hanno concluso i grillini.