Dopo due anni di ”non vi preoccupate pagheremo’’ più di trenta collaboratori, che hanno contribuito a mandare in stampa ogni giorno il Nuovo Corriere Viterbese edito dal gruppo Ro.Ri. Srl fino all’agosto del 2012, si ritrovano ancora senza i soldi dovuti e, alcuni di loro, anche senza la possibilità di poter presentare la domanda di iscrizione all’albo dei giornalisti per cui avevano tanto lavorato. Cifre, in un momento di così grave crisi per il mondo del lavoro e particolare dell’editoria, senza le quali questi colleghi si trovano in gravi difficoltà. L’Associazione stampa romana, nell’ambito dell’accordo per l’ottenimento della cassintegrazione ai cinque giornalisti assunti dall’editore secondo il contratto nazionale di lavoro giornalistico, aveva sottoscritto con il gruppo Ro.Ri. rappresentato dall’imprenditore Fabio Angelucci un accordo sindacale per arrivare a una soluzione condivisa. Una trattativa che, però, si è del tutto interrotta dopo il periodo natalizio e la firma di un accordo preliminare per la liquidazione delle cifre secondo più opzioni.
Dall’editore, dall’inizio dell’anno, il silenzio più assoluto.
”L’Associazione stampa romana condanna fortemente tale atteggiamento che prima di tutto svilisce l’impegno serio e continuativo profuso da tanti colleghi nella realizzazione del giornale – si legge in una nota inviata dalla sezione viterbese di Asr – E ai quali, invece, va il massimo rispetto. Il sindacato dei giornalisti chiede alle istituzioni locali tutte, al prefetto Antonella Scolamiero, al neo presidente della Regione Nicola Zingaretti, al presidente della Provincia Marcello Meroi, al sindaco Giulio Marini e ai sindacati tutti dei lavoratori che, fra l’altro, si stanno battendo per il riconoscimento delle spettanze e la difesa dei posti di lavoro dei dipendenti delle strutture sanitarie private che fanno capo al Gruppo Ro.Ri. della famiglia Angelucci, solidarietà anche per questi altri lavoratori, semplici collaboratori, rimasti fuori dalla contrattazione di categoria – non per loro scelta – e quindi, in assoluto, i più deboli. L’Asr ha dato mandato ai suoi legali di tutelare in ogni sede i suddetti colleghi e si riserva di intraprendere ulteriori iniziative a loro salvaguardia’’.
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