«L’Associazione Stampa parlamentare esprime forte preoccupazione per le disposizioni inserite nel testo del disegno di Legge di Bilancio in discussione in Parlamento e per quelle annunciate dal governo, destinate a tagliare in maniera molto grave i fondi per l’editoria e l’informazione». È quanto di legge in una nota dell’Asp.
«Riguardo al testo così come approvato dalla Camera, spicca l’intervento nei confronti di Radio Radicale. Radio Radicale svolge da anni un servizio pubblico indispensabile per le istituzioni. Non solo garantisce la copertura dell’attività del Parlamento e del governo, ma anche di altri soggetti decisivi nella vita democratica del Paese: dalla presidenza della Repubblica alla Corte Costituzionale, passando per il Csm e fino ad arrivare al Parlamento europeo. Un’attività quotidiana, che negli ultimi 42 anni è stata possibile senza pubblicità e senza distinzioni politiche o partitiche. Un lavoro che ha prodotto un archivio documentale che è patrimonio di questo Paese: 17.645 sedute dell’aula del Parlamento italiano, 99.460 interviste, 23.505 udienze dei più importanti processi degli ultimi trent’anni, 3.284 giornate di congressi di partiti, associazioni e sindacati, più di 40mila tra dibattiti e presentazioni dei libri, 9.721 tra comizi e manifestazioni, 22.599 conferenze stampa e più di 16mila convegni».
«Bastano questi numeri – sottolinea l’Asp – per capire quanto sia inaccettabile l’emendamento alla manovra approvato in Commissione Bilancio alla Camera che proroga la convenzione tra il Mise e Radio Radicale dimezzandone da 10 a 5 milioni il corrispettivo economico che viene erogato (peraltro invariato da 11 anni) a fronte del servizio pubblico svolto dall’emittente». L’auspicio dell’Associazione stampa parlamentare «è che il governo e la maggioranza riconsiderino la scelta fatta, permettendo a Radio Radicale di continuare a svolgere il suo prezioso lavoro. Lo stesso appello riguarda l’annunciato, progressivo taglio dei fondi per l’editoria, che chiediamo con forza di bloccare. In modo da consentire l’attuazione piena dei principi costituzionali di pluralismo dell’informazione e di pubblicità dei lavori parlamentari». (Agi – Roma, 14 dicembre 2018)
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