Libertà di informazione, una battaglia permanente e le norme sulla diffamazione di certo non migliorano la situazione, anzi. Con la redazione del segretario uscente della Fnsi (Federazione Nazionale Stampa Italiana), Franco Siddi, si entra nel vivo del 27° convegno annuale dei giornalisti al Grand Hotel Excelsior di Chianciano Terme, nel senese.
Sono 309 i delegati presenti: dovranno eleggere un nuovo segretario nazionale, che prenderà il posto dell’uscente Siddi. Tra loro 232 professionali e 77 collaboratori. L’assise, intitolata ‘Giornalismo attore di futuro: multimedialità, crossmedialità, transmedialità per il lavoro, i diritti e l’autonomia dai poteri‘, si concluderà il 30 gennaio. Oltre al segretario, i delegati eleggeranno anche il nuovo consiglio nazionale (composto da 91 professionali e 25 collaboratori), che a sua volta eleggerà il nuovo presidente, che succederà all’uscente Giovanni Rossi.
Il segretario uscente Siddi, nella sua relazione al Congresso di Chianciano, ribadisce come “la libertà non è mai, come abbiamo visto anche nel lungo tempo della nostra Repubblica, assicurata per sempre. Come mi piacerebbe che anche in Italia crescesse lo spirito repubblicano che ho visto a Parigi l’11 gennaio. Oggi gli interlocutori sono diversi da quelli di ieri e c’è una distrazione tale che solo le tragedie fanno vedere ciò che conta”. Secondo Siddi, infatti, bisogna spezzare gli intrecci tra il potere e l’editoria per contrastare i conflitti d’interesse e “occorre stare attenti a ritorni ciclici di leggi liberticide. A partire dalla legge sulla diffamazione allo studio del Parlamento”.
Il segretario uscente della Fnsi ricorda però le parole del presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, che “ha affidato un messaggio di affetto al nostro mondo, di attenzione per le difficoltà sul fronte del lavoro e ha aggiunto di ritenere il giornalismo e il sindacato una risorsa per le istituzioni repubblicane”, e la posizione espressa dal premier Matteo Renzi “più diretta ma altrettanto rispettosa del ruolo e della funzione del giornalismo”.
Giornalisti, difesi welfare e sindacati
Siddi respinge le critiche secondo cui il sindacato dei giornalisti sarebbe andato fuori dalle regole stabilite nel congresso di Bergamo. Secondo il segretario uscente sono semplicemente state seguite le linee guida, “in particolare sulle politiche del lavoro e della lotta alla precarietà. Abbiamo dovuto fare i conti con realtà del lavoro devastante. I diritti dei lavoratori sono motivo di sviluppo, non un cancro maledetto. I nostri editori, nella maggioranza, hanno assecondato con faciloneria politiche di austerità . Aree sempre più ampie delle aziende spingono verso forme di flessibilità al limite con la legittimità, non abbiamo mai accettato questa tendenza e non ci siamo arresi”.
Tuttavia ci vorrà del tempo prima che si riesca effettivamente ad invertire la tendenza, anche perché oggi bisogna costruire una nuova strada prima di poterla intraprendere: “nel 2010 c’erano 17 mila giornalisti attivi, oggi sono circa 16 mila. Nel 2009 c’erano 6 mila pensionati, oggi sono 8 mila e 200. Più di un pensionato per due che lavorano. Occorre rimettere in moto il mercato del lavoro. Con ultimi due governi abbiamo siglato patti importanti per il sostegno di nuove assunzioni e l’accompagnamento alla pensione. Siamo in cammino e questo cammino deve continuare con rigore e attualità. Sarà determinante un nuovo impegno, servono ulteriori riforme di sostanza, nuove regole di democrazia economica per l’editoria, forme di partecipazione dei lavoratori alla verifica dell’attività aziendale, per esempio dove sono utilizzati fondi pubblici”.
E i contestatori si mettano l’anima in pace, “nel tempo dei contratti che non si fanno, nel tempo dei rinvii, alcuni avrebbero voluto un rinvio per incassare un dividendo politico interno. L’ultimo rinnovo è un risultato che considero straordinario, lo rivendico con forza”, dichiara Siddi. “Piaccia o non piaccia, abbiamo ottenuto due due risultati importanti: il sostegno al welfare per i giornalisti colpiti e la riaffermazione del ruolo del sindacato”.
Il ricordo a chi è morto per la libertà
Già ieri il segretario uscente della Fnsi aveva fatto capire la centralità del tema della libertà con il suo intervento introduttivo: “Il fatto che siamo all’apertura del congresso nel Giorno della memoria nel 70esimo anniversario della liberazione di Auschwitz ci permette di collegarci idealmente a chi è morto per la libertà”. Così Siddi ha voluto aprire i lavori. “Tocca a noi alzare la voce per non cadere di nuovo nella drammatica colpa di quanti negli anni ’40 restarono in silenzio di fronte a quello che stava accadendo. E’ ancora vicina l’immane tragedia di Parigi che ha colpito di nuovo cittadini ebrei in quanto tali e giornalisti. Dobbiamo riprendere il filo della memoria e della testimonianza. Dobbiamo dare voce a chi pratica la libertà religiosa e la tolleranza rispetto a quanti vogliono ucciderla seminando paura”.
Accordo tra Casagit e Confcommercio
Lo scorso 23 dicembre Casagit ha firmato un accordo con Confcommercio, la più grande organizzazione del lavoro che ci sia in Italia. L’incarico è quello di organizzare per loro un fondo di assistenza dedicato ai titolari di esercizi commerciali, con centinaia di migliaia di potenziali iscritti. “Entro luglio faremo questo progetto, ma la Casagit per come la conosciamo resta nostra. Quello che stiamo mettendo a disposizione è ciò che abbiamo imparato a fare in questi anni, anche con qualche errorino”. Interviene così al Congresso della Fnsi Daniele Cerrato, presidente della Casagit. “Ci sono state stagioni in cui i nostri contratti non erano avari come gli attuali, ma crescevano i contributi alla Casagit che si è messa però a inseguire quella fase di crescita, convenzionandosi con cliniche lussuose”. In tre anni abbiamo sono stati persi 5 milioni di contributi e il 2014 verrà chiuso sul filo di lana. “Siamo stati per questa ragione costretti a guardare fuori. La Cassa dei giornalisti è tra le più performanti, ma se il mercato del lavoro non sale, per quante pezze possiamo mettere prima o poi ci troveremo a fare i conti con la dura realtà. Per questo chiedo che, prima di sedersi al tavolo contrattuale, si organizzi una grande conferenza per l’editoria anche con gli imprenditori, separando chi sa fare il proprio mestiere da chi non è in grado di governare ciò che hanno messo insieme”.
Editoria, bisogna sostenere lavoro e investimenti
“Dobbiamo favorire gli editori puri che vogliono continuare ad investire nelle nuove tecnologie digitali, nella multimedialità e nelle nuove figure professionali, senza per questo cancellare il lavoro, i diritti e l’autonomia dei giornalisti”. A focalizzare l’attenzione sugli investimenti per favorire il lavoro è il segretario confederale della Cisl, Piero Ragazzini, durante il suo intervento al Congresso della Fnsi. “Siamo stati e saremo sempre accanto a tutti i giornalisti che si battono contro il terrorismo, le mafie, la criminalità, la corruzione, per la ricerca della verità. Abbiamo partecipato con convinzione alla fiaccolata per difendere le ragioni della vita dopo la strage di Parigi e siamo contenti che Charlie Hebdo sia di nuovo in edicola”. Oltre al sostegno alla Fnsi nella lotta per ridurre il precariato nel mondo del giornalismo, Ragazzini lancia l’idea di una raccolta firme per una legge popolare che riformi il sistema fiscale nel segno dell’equità, sottolinea l’esigenza di cambiare la riforma Fornero e formula un appello a Renzi affinché ricerchi la massima coesione sociale per l’azione del suo governo sulle tematiche del lavoro.
L’accelerazione decisiva alla riforma
Interviene al congresso anche il sottosegretario all’Editoria, Luca Lotti, che in un messaggio inviato a Chianciano dichiara gli obiettivi del 2015: sarà “l’anno in cui intendo imprimere un’accelerazione decisiva alla riforma dell’editoria e nelle prossime settimane avrò modo, nei colloqui privati, nelle riunioni con associazioni e categorie, sui media, di raccontare come il Governo intende agire. Confido che la Federazione Nazionale Stampa Italiana continui, così come è stato, ad avere con il Governo una interlocuzione produttiva, ispirata al valore condiviso della centralità della libera informazione e rivolto alla concreta e minuziosa soluzione dei problemi”.
La difesa della libertà di informazione
La crisi devastante che sta attraversando l’editoria italiana è sotto gli occhi di tutti e la precarizzazione che ha investito gran parte del giornalismo ne è una conseguenza. Secondo il presidente della Camera, Laura Boldrini, “è questo il momento in cui le istituzioni e la politica, oltre che gli imprenditori del settore, devono mostrare la consapevolezza che non si tratta soltanto di garantire dei posti di lavoro – pur fondamentali – ma quel diritto essenziale che è il diritto dei cittadini ad una informazione corretta, ricca, pluralistica“. La Boldrini ammette di osservare “con grande favore le novità spesso travolgenti prodotte da Internet e dai social media. Ma sono assolutamente convinta che questo mutamento epocale non debba ridurre affatto lo spazio e il ruolo del giornalismo professionale, cioè di quel filtro fatto di competenza, affidabilità, sensibilità deontologica, che trasforma in notizia il mare di dati che arriva dalla rete”. Al giornalismo, al buon giornalismo tocca un compito fondamentale, nell’epoca in cui c’è chi teorizza lo scontro di civiltà e specula sulle paure. “E’ il compito di far conoscere e dialogare le culture, favorire gli scambi, mettere in relazione le diversità. Non si tratta di praticare il buonismo, ma di raccontare la realtà per come è, senza pregiudizi né stereotipi”.
Imprescindibile un giornalismo di qualità
Un quadro drammatico, ma volendo vedere il bicchiere “mezzo pieno” si può dire anche che siamo in una fase in cui si può solo evolvere. Questo almeno è il pensiero di Maurizio Costa, presidente Fieg (Federazione Italiana Editori Giornali): “la sfida che dobbiamo affrontare è quella di un’editoria di qualità che non può prescindere da un giornalismo di qualità. Il giornalista di qualità è una risorsa. Questa è una sfida difficile in un quadro economico drammatico in cui ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. Il mio auspicio è di avviare un confronto”. Negli ultimi sei anni il settore editoriale ha conosciuto un dimezzamento dei ricavi dovuto alla discesa verticale della pubblicità e alla rivoluzione digitale. Costa però rifugge “dalla posizione di chi dice che il mondo del giornalismo sia in estinzione anzi ci troviamo in una fase evolutiva”. Un tema fondamentale è il diritto d’autore: giornalisti ed editori devono avere la capacità di governare le loro risorse. “Non possiamo permettere che il lavoro giornalistico si trovi completamente libero sulle piattaforme. Google genera un miliardo e 200 milioni di pubblicità fatturando dall’Irlanda, situazione che abbiamo denunciato all’Agcom. Questa è una battaglia fondamentale per il nostro settore altrimenti non ha senso mandare le persone a cercare notizie a rischio della vita”.
Stop ai conflitti d’interesse
Tra i più grandi ostacoli all’autonomia dei giornali, il segretario Uil, Carmelo Barbagallo punta il dito contro il conflitto di interesse nell’editoria: “Non è accettabile che le stesse persone siedano nello stesso tempo nei cda dei mezzi d’informazione e in quelli di grandi banche o aziende”. Questo è il tema centrale, secondo Barbagallo, che i giornalisti devono affrontare: “oggi si parla a reti unificate e a giornali unificati e tutto ciò si vuole far passare per innovativo”.
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