Si allarga il caso intercettazioni. Il quotidiano “Domani”, diretto da Stefano Feltri, nella giornata di ieri ha dato notizia di ulteriori intercettazioni nei confronti dei giornalisti. Questa volta i cronisti coinvolti sarebbero ben trentatré e sarebbero finiti controllati nell’ambito dell’inchiesta della procura della Repubblica di Locri, in provincia di Reggio Calabria, che ha poi portato all’arresto del sindaco di Riace Mimmo Lucano.
Secondo quanto riporta Domani, sarebbero trentatré giornalisti, tre magistrati, un viceprefetto e un avvocato a essere finiti nelle intercettazioni. Secondo il quotidiano diretto da Feltri, i fatti si sarebbero registrati tra il 2016 e il 2017 – lo stesso periodo relativo all’inchiesta di Trapani sulle Ong – e i brogliacci raccolti, insieme ai dati, sarebbero confluiti nel fascicolo delle indagini.
La notizia ha riportato subito d’attualità il caso Trapani, dunque, che ha sollevato l’indignazione di buona parte del mondo giornalistico italiano e spinto il ministro della Giustizia Marta Cartabia ad aprire immediatamente un fascicolo di accertamenti per valutare se l’operato della magistratura è stato conforme, su quel caso, alle normative che regolano e tutelano il diritto alla libertà di stampa.
Il caso Locri riapre appunto quel fronte di polemica. E nella giornata di ieri è giunta immediatamente la dichiarazione del segretario generale della Federazione nazionale della stampa italiana, Raffaele Lorusso, che ha detto: “Le intercettazioni delle conversazioni di numerosi cronisti da parte della Procura di Locri, oltre che da quella di Trapani, così come riportato dal quotidiano ‘Domani’, rendono ancora più inquietante una vicenda indegna di un Paese civile”.
Raffaele Lorusso ha spiegato: “Il fatto che, a differenza di quanto emerso a Trapani, in questi casi si tratti di conversazioni con persone indagate, sempre nell’ambito di inchieste sul fenomeno migratorio, è del tutto irrilevante. È inaccettabile, infatti, che siano state trascritte conversazioni che la stessa polizia giudiziaria riteneva di nessuna importanza”. Quindi ha incalzato: “Ancora una volta si attenta al diritto alla riservatezza delle fonti del giornalista, presupposto indispensabile per l’esercizio corretto del diritto di cronaca e per il soddisfacimento del diritto dei cittadini ad essere informati”.
Lorusso ha di nuovo rivolto un appello al ministro della Giustizia: “L’auspicio è che la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, come già avvenuto per il caso della Procura di Trapani, faccia chiarezza sull’accaduto e prenda in considerazione l’adozione di misure di tutela della libertà di stampa e dell’articolo 21 della Costituzione”.
Dopo il caso Trapani, Lorusso aveva affermato: “Il diritto alla segretezza delle fonti è riconosciuto come meritevole di tutela dalla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo. La protezione delle fonti è la chiave di volta della libertà di stampa”.
“L’auspicio – ha proseguito il segretario generale della Fnsi – è che questa vicenda possa rappresentare un impulso per il Parlamento italiano per rivedere la normativa nel senso di dare più protezione alla libertà di stampa e rimuovere gli ostacoli e i bavagli. Occorre non solo garantire la tutela delle fonti, ma anche contrastare le querele bavaglio e abolire la previsione del carcere per i giornalisti. Si tratta di elementi che continuano a rappresentare quello che per la Corte europea è un inaccettabile chilling effect per la libertà di stampa”.