Tele A convoca i sindacati e i lavoratori per discutere delle procedure di licenziamento avviate dall’azienda. Ne dà notizia la Cgil di Napoli in una nota in cui spiega che, pertanto, viene revocata la giornata di sciopero. “La situazione in cui versano le aziende del gruppo Tele A, ma anche altre aziende televisive campane come Tele Capri, non è unica nel panorama nazionale ed è un segnale della crisi che stiamo attraversando, afferma la Cgil di Napoli.
«La televisione italiana vive, m questo periodo, una svolta epocale determinata dal passaggio definitivo alla tv digitale terrestre e alla liberazione delle frequenze a favore della banda larga mobile – prosegue il sindacato partenopeo – Nonostante il comparto locale conti più di 600 emittenti queste, anche perché il mercato televisivo è governato da pochissimi operatori nazionali, rischiano di finire in disgrazia. Il governo Monti – si evidenzia – ha ereditato dal precedente esecutivo il piano per liberare le frequenze tv, già eseguito in alcune regioni del centro Italia, a discapito delle sole emittenti locali che saranno costrette ad abbandonare frequenze che, in alcuni casi, occupano da più di trenta anni. Lo spostamento di banda e di numerazione sul telecomando, col passaggio al digitale terrestre causa ingenti costi di adeguamento tecnologico che, per alcune tv, potrebbero determinare la chiusura con conseguenti pesanti perdite di posti di lavoro. Il governo tecnico offre alle tv locali, che saranno costrette a trasferirsi, un indennizzo che,però, sarà erogato indistintamente senza considerare il numero dei dipendenti, la qualità e l’audience dei programmi delle tv».
Per il sindacato «il governo e le amministrazioni locali di competenza, come le Regioni e il Corecom, hanno il dovere di intervenire per evitare la chiusura di decine e decine di attività televisive e la relativa perdita di posti di lavoro, nonché di professionalità, visto che i licenziamenti riguarderebbero anche i giornalisti oltre che i tecnici e gli amministrativi. Una possibile soluzione potrebbe essere la riduzione delle frequenze alle tv nazionali e, in ogni caso, la modifica degli indennizzi sulle frequenze espropriate attribuendoli in maniera oculata e mettendo degli sgravi fiscali sugli stessi risarcimenti».
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