La copertura mediatica delle primarie negli Sati Uniti e i cambiamenti nell’informazione dovuti alle nuove tecnologie, hanno favorito la nascita di un nuovo modo di fare giornalismo: quello che usa gli sms, brevissimi messaggi per descrivere ciò che avviene in tempo reale. Il cosiddetto microgiornalismo è stato raccontato dal New York Times la scorsa settimana. La storia parte dall’uso di un sito di social networking, Twitter, da parte di un giornalista, John Dickerson, che da qualche tempo invia sul sito i suoi commenti attraverso gli sms sul procedere della campagna elettorale americana. Il suo esempio è stato seguito da altri microgiornalisti come Ana Marie Cox del Time, Marc Ambinder del The Atlantic e Olivier Knox del France Press.
Certamente 140 caratteri non sono tanti e impongono evidenti limiti di stile e di contenuto ma non mancano gli aspetti positivi come la possibilità di catturare l’atmosfera, il momento, l’eccitazione degli eventi appena accadono. Il giornalismo via sms punta a nicchie abbandonate dalla grande informazione, nicchie che possono garantire grande fedeltà di lettura e di supporto. Non dimentichiamo, inoltre, che è un modo di comunicare molto economico, produrre informazione tramite sms e distribuirla con i social networking costa davvero poco.
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