Il piano di riorganizzazione di Sky Italia è stato presentato ieri dall’amministratore delegato Maximo Ibarra durante l’incontro con i sindacati. Prevede l’uscita di almeno 2.500 addetti (numero che può allargarsi fino a raggiungere i 3mila lavoratori interessati) fino al 2024. Il tutto su una platea di 11mila addetti. In pratica circa il 30% dei lavoratori potrebbe essere allontanato.
Pesa, come un macigno, la sconfitta nella battaglia dei diritti tv per la Serie A. Questo rappresentava, evidentemente, il core business della rete in Italia. Tanti, adesso, saranno gli abbonamenti che verranno spenti e riaccesi sui canali della concorrenza di Dazn. Non è ancora chiaro quanto peserà tutto ciò sulle “casse” del network. E pertanto il rischio è che il numero dei licenziamenti e dei lavoratori lasciati per strada da Sky Italia potrebbe essere ancora più alto.
Il braccio di ferro coi sindacati è appena iniziato mentre i comitati di redazione di Sky Tg 24 e di Sky Sport 24, “nel prendere atto del piano editoriale 2021-2024, condividono con l’azienda la necessità di una trasformazione aziendale, per poter rimanere leader in un mercato in profonda trasformazione e con competitor che si affermano sullo scenario nazionale e internazionale”.
C’è un “ma”, grandissimo: “Siamo fortemente preoccupati per l’altissimo numero di esuberi, tra personale interno ed esterno (11mila unità, 5000 interne e 6000 esterne) che è stato annunciato: tra le 2500 e le 3000 persone (il 25 per cento delle attuali risorse) entro il 2024, un numero che può addirittura ancora aumentare secondo l’andamento dell’asta dei diritti di Lega A”. Pur rassicurati dalle dichiarazioni di Ibarra: “Siamo comunque lieti che l’amministratore delegato, Maximo Ibarra, abbia detto che i telegiornali di Sky (Sky Tg 24 e Sky Sport 24) restano un asse strategico e fondamentale, un punto di orgoglio dell’azienda, e che Sky rimarrà la Casa dello Sport”. I cdr di Sky hanno affermato che : “Visto che i tagli aziendali, come ha specificato l’azienda, riguarderanno particolarmente i settori che verranno considerati non più strategici, e i nostri telegiornali sono una indubbia eccellenza qualitativa e un punto di riferimento a livello nazionale, nell’annunciato dialogo con l’azienda – che ci auguriamo inizi quanto prima e in maniera fruttuosa, consapevoli che il perdurare di un clima di incertezza sia nocivo per tutti – ci confronteremo perché non venga perso nessun posto di lavoro giornalistico, particolarmente in questo periodo di emergenza nazionale”.
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