Ancora nulla sui regolamenti attuativi del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 44, il cosiddetto decreto romani che ha recepito la direttiva audiovisual media services. Con questa direttiva il servizio televisivo diventa solo uno dei tanti ricompresi nella categoria di “servizi media audiovisivi”. C’è grande attesa per il regolamento che dovrà definire i criteri per individuare i fornitori di servizi media, i concorrenti della vecchia tv. Il Consiglio dell’Autorità ha fatto slittare più volte l’approvazione del regolamento a seguito del clamore sviluppatori intorno alle bozze trapelate. È forse questo il motivo per cui ancora non sia stato divulgato il testo definitivo approvato – secondo quanto riportato in un articolo pubblicato da Il Sole 24 Ore – il 25 novembre scorso.
Il regolamento prevede nuovi obblighi per chi fornisce audiovisivi sul web dai quali sono stati esclusi i blog, le cyber-tv interne ad aziende e strutture come stazioni e aeroporti, ma anche quotidiani e periodici online e comunque tutti i siti che hanno un fatturato inferiore ai 100 mila euro e un palinsesto fino a 24 ore settimanali (soglie che alcuni hanno giudicato “ridicolamente basse”). È prevista anche una semplificazione amministrativa per i soggetti televisivi che non saranno più tenuti ad aspettare un’autorizzazione espressa ma potranno operare da subito grazie al regime del silenzio assenso e avranno un anno di tempo per mettersi (eventualmente) in regola. Chi sarà costretto alla notifica non dovrà più pagare 3 mila euro come previsto inizialmente ma solo 500 euro una tantum mentre le web-tv solo 250 euro.
Non sarebbe, invece, stato ancora approvato il regolamento per la tutela del diritto d’autore sul web che dovrebbe dare all’Autorità la facoltà di disporre l’interruzione della ricezione di contenuti pirata, ordinandolo anche all’operatore di rete. A tal proposito, il decreto romani non prevede l’esclusione di responsabilità degli intermediari che, invece, si ritrova nel testo della direttiva europea.
Manuela Montella
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