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SIPRA: IL “BRACCIO DESTRO DISARMATO” DELLA RAI

Dalla radio alla tv. Dall’Iri alla Rai. La concorrenza di Publitalia; la trasformazione del mondo della tv e la crisi attuale.
Nata il 9 aprile del 1926 come Società Italiana per la Pubblicità Radiofonica Anonina, la Sipra Spa è la concessionaria per la pubblicità sulla Rai.
L’oggetto sociale, ovvero la mission dell’azienda, è la raccolta, sui mercati nazionali ed internazionali di ogni forma di pubblicità per ogni tipo di piattaforma: tv, radio, carta stampata, cinema, affissioni, internet, ecc. Il tutto compatibilmente con la tecnologia disponibile in quel determinato momento storico (i piani si fanno a lungo termine visto che la società durerà almeno fino al 2030). La Sipra, per raggiungere la sua missione aziendale può anche produrre, acquisire e commercializzare opere, programmi, spettacoli e servizi di ogni genere e natura.
La Sipra ha 447 addetti e un capitale sociale è di 10 milioni di euro. Tale somma è divisa in azioni da 100 euro cadauna e appartiene tutto alla Rai.
La società è gestita da un cda. Esso consta di 5 membri e dura 3 anni. I consiglieri sono stati eletti nell’estate del 2010. Il loro mandato scade a fine 2012. Il cda ha ampi poteri e può compiere tutti gli atti necessari per il raggiungimento dell’oggetto sociale. Ecco chi sono i consiglieri: Roberto Sergio (presidente), Aldo Reali (ad), Mauro Miccio, Giuseppe Pasciucco, Ugo Ottaviano Zanello. C’è anche un dg, Nicola Sinisi.
Come tutte le Spa, la Sipra ha un collegio sindacale formato da 5 sindaci ( 3 effettivi e 2 supplenti). Ecco chi sono: Carlo Maccalini (presidente), Antonio Parisi, Marco Tani, poi come supplenti Eugenio Quaglia e Luigi Lausi.
Accanto all’offerta radiotelevisiva, la Sipra è presente nel circuito pubblicitario legato alle sale cinematografiche. Infatti, nel 2002, ha “internalizzato” la Publicitas Spa tramite un progetto di fusione con incorporazione della società.
Esuliamo dai meri dati e facciamo un po’di storia. La Sipra, agli esordi, si colloca nel mercato radiofonico. Poi passa alla carta stampata in seguito alla tv. Tra gli azionisti c’èrano la Sirac, azienda costruttrice di radio, l’Uri (Unione radiofonica italiana, che poi diventerà la Rai) e Arnoldo Mondadori, che divenne il primo presidente della Sipra. Questa, nel 1933, diventa pubblica al 100%. Il 30% è della Rai; il 70 dell’Iri. Nel 1975 la Rai preleva il 70% di proprietà dell’Iri e assume il controllo della sua concessionaria per la pubblicità.
La Sipra gestiva anche la pubblicità dei seguenti giornali e periodici di partito; Il popolo della Dc, L’Unità e Rinascita del Pci, L’Avanti! e Mondoperaio del Psi, l’Umanità del Psdi e Ragionamenti del Pli.
Tutto procede bene fino all’avvento della concorrenza. Le sentenze della Corte Costituzionale del 1974 e del 1976 danno il diritto di nascita alle tv locali. Il mercato si divide: le grandi aziende fanno pubblicità sulla Rai; le piccole si accontentano delle tv private. Poi nel 1980 nasce Publitalia ’80, la prima vera concorrente della Sipra. Publitalia è la concessionaria del Gruppo Fininvest. La tv commerciale, pian piano, ruba sponsor al servizio pubblico che, in ogni caso, non poteva superare il 5% del tempo della programmazione giornaliera.
Oggi, dopo oltre 30 anni, sono cambiate molte cose. Sia Mediaset (figlia del gruppo Fininvest) che la Rai hanno perso enormi fette di mercato. L’avvento di Sky e del digitale ha ipertrofizzato il mondo della tv. Mentre la pubblicità, che non è altro che una diretta conseguenza della salute delle aziende, è calata. L’ormai endemica crisi economica si fa sentire. La Rai (ma anche Mediaset) che in pratica vive di pubblicità è in crisi anch’essa. Ecco che la Sipra nel primo trimestre del 2012 ha registrato un emblematico -50 milioni di euro, rispetto alle previsioni. Per il secondo trimestre gli Europei di Calcio hanno messo una toppa. Tuttavia la situazione resta critica. La pubblicità sta ulteriormente calando ed è probabile una chiusura a fine 2012 sui 900 milioni, ben 100 in meno rispetto alle previsioni.

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