”E’ solo un soffio d’aria il ridimensionamento dei tagli all’editoria contenuto nel maxi emendamento alla legge di stabilità. Meglio di niente”.
Ad affermarlo è il Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi), Franco Siddi, che ha aggiunto: ”E’ un piccolo risultato delle azioni portate avanti dagli organismi di settore per sostenere il pluralismo dell’informazione e aprire una fase di transizione verso una riforma degli interventi pubblici, che ha trovato autorevole ascolto e risposta nel Capo dello Stato. Ma 20 milioni in meno di tagli a fronte di oltre 50 che rimangono e che sono ben superiori alle dimensioni delle sforbiciate medie di tutti i settori mettono in ginocchio decine e decine di testate, in crisi centinaia di posti di lavoro di giornalisti e alcune migliaia di operatori diretti e indiretti del settore. Immaginare una tenuta, già nel breve periodo, per giornali di idee, gestiti in cooperativa o da centri no profit, o pubblicati all’estero o per le minoranze linguistiche diventa ora molto, molto problematico”.
”L’emergenza non può non impegnare il Parlamento, alla ricerca di soluzioni sostenibili. E’ un appello forte per l’equità e lo sviluppo.
Nello stesso tempo al Governo che ancora c’è e soprattutto a quello che verrà -ha detto ancora Siddi- chiediamo tre piccole cose immediate: 1) l’assegnazione ai capitoli del Ministero dell’Economia del debito dello Stato verso le Poste per le somme non pagate a fronte degli sgravi tariffari per la spedizione dei giornali che sono stati in vigore fino a marzo del 2010, con ricalcolo dei fondi dell’editoria; 2) l’assegnazione all’emittenza locale del minore taglio di 80 milioni iscritto nel maxi emendamento per il Ministero delle Poste; è una misura indispensabile per impedire il tracollo totale del pluralismo dell’informazione garantito nel territorio; 3) l’introduzione di un’aliquota dell’1, 2 % sulla pubblicità televisiva, a fronte dello squilibrio altrimenti sin qui incorreggibile nella ripartizione delle risorse, per finanziare almeno in parte il pluralismo dei media e il welfare del settore”.
”Non vi è dubbio infatti -sottolinea Siddi- che la crisi che si apre ancora più grave oggi determinerà costi sociali pesantissimi, strutturalmente più onerosi del risparmio che si fa sui conti pubblici con i tagli”. (Asca)
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