Dalla conferenza stampa convocata ieri al Senato dal Comitato per la Libertà e per il diritto all’Informazione, alla Cultura e allo Spettacolo, l’Fnsi si è pronunciata sulle conseguenze dei tagli al fondo dell’editoria operati dal Governo e previsti per il 2012.
«Ridurre il fondo a 40-50 milioni significa elargire mance e tenere sotto bavaglio l’informazione, cosa che sta già succedendo. Non possiamo accettare la logica dei tagli lineari, il fondo va ripristinato e dato a chi ne ha bisogno», ha dichiarato il segretario della Federazione Nazionale della Stampa durante l’incontro di ieri.
«Il fondo nasce per sostenere il pluralismo – ha proseguito Siddi – bisogna evitare i finanziamenti a chi non rispetta le regole. Ma così facendo come si sta per fare 100 testate chiudono e si spengono le voci della minoranza con scelte fintamente tecniche. Ciò non può essere accettato e sono contento che la Fieg, in un recente incontro, abbia chiarito che il suo obiettivo non è la chiusura del fondo, che non si vuole la morte dei giornali, ma una revisione del sistema, che riveda soprattutto i finanziamenti ai giornali di partito. Noi abbiamo già avanzato proposte come l’eliminazione dell’Iva agevolato sui prodotti non editoriali in edicola, un prelievo sui ricavi pubblicitari della tv tra l’1 e il 2%.
Anche per le convenzioni con le agenzie di stampa sta succedendo qualcosa di simile – ha aggiunto il segretario della Fnsi – C’è una spinta forte perché le agenzie si accorpino, perché si ritiene che nove siano troppe, ma si tratta di scelte industriali. Si è poi introdotto il concetto del fabbisogno della pubblica amministrazione, uno stratagemma secondo cui le amministrazioni sostengono che la fornitura di notizie è superiore al necessario e che sono sufficienti i siti online e i notiziari interni, e così chiudono le convenzioni».
Presente al tavolo anche il presidente di Mediacoop, Lelio Grassucci che si è espresso così: «Ormai è chiaro, il governo vuole cancellare il sostegno pubblico all’editoria. E non sono scelte dettate da motivi economici, l’obiettivo è distruggere il pluralismo. Si passa dai 184 milioni del 2009, ad una disponibilità effettiva che è di 25 milioni o anche meno – ha aggiunto Grassucci – Un centinaio di testate chiuderanno i battenti, la metà entro dicembre. Il taglio non porta nulla alle finanze pubbliche perché la spesa per gli ammortizzatori sociali per 4000 persone che resteranno disoccupati è senz’altro maggiore. Inoltre, se scompare un giro di affari di 500 milioni, scompare anche un introito importante per lo stato. La cattiveria maggiore è che si tratta di un taglio retroattivo. Sono soldi che le imprese hanno già speso e saranno costrette a portare i libri in tribunale subito.
Servono almeno 180 milioni – ha proseguito Grassucci – Poi occorre parametrare i contributi ai dipendenti effettivi e sancire l’obbligo di una presenza minima nelle edicole.
Bisognerebbe, inoltre, istituire un rapporto minimo con le vendite», conclude.
Siddi torna sull’esigenza di trasparenza nell’erogazione dei fondi: «Ribadisco: se c’è un’indagine o un accertamento concluso che fanno emergere dubbi o anomalie sull’attività di talune cooperative o aziende di giornali, già beneficiarie dei contributi pubblici, è evidente che si ponga un problema. Certo poi, questo è sempre un fatto delicato e doloroso, perché se c’è, o ci fosse, un inghippo o un imbroglio all’origine di un finanziamento, poi il dramma è comunque pesante e il Sindacato ce l’ha doppio: da un lato il rigore da sostenere e applicare senza riserve; dall’altro il problema sociale per i lavoratori, non solo giornalisti, che in quelle aziende prestino la loro opera e rischino di trovarsi in situazioni di oggettiva difficoltà».
Il direttore di Liberazione Dino Greco nel corso della conferenza stampa ha poi anticipato la pubblicazione prevista per domenica prossima di una lettera-appello al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sui giornali di partito, no-profit e cooperativi «affinché il Capo dello Stato, da sempre attento ai temi del pluralismo, sostenga la nostra battaglia davanti all’esecutivo. Sarà una iniziativa trasversale – ha aggiunto Greco – con la quale speriamo di ottenere un sostegno trasversale anche in Parlamento, cosa che per ora manca».
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