Il provvedimento in materia di diritto d’autore in rete, prevede la disconnessione dal web per i trasgressori del copyright.
Ma analizziamo i passaggi salienti del provvedimento.
La Hadopi prevede tre “stadi” di avvertimento per il trasgressore. L’utente colto sul fatto della contravvenzione, ad esempio, se sorpreso a scaricare materiale online coperto da copyright, viene prima avvisato via mail. Poi, se si dimostra incurante alle segnalazioni, viene nuovamente “avvisato”, questa volta con una raccomandata postale, ma se neanche questa ultima misura riesce a rimetterlo sulla retta via, ecco che allora scatta per lui direttamente la convocazione in tribunale. In questo caso un giudice deciderà se punire o meno il violatore con una multa o addirittura con la cosiddetta “disconnessione forzata”, ovvero l’espulsione dal mondo del web.
Il periodo di disconnessione può variare da un mese ad un anno. Questo dipende dal singolo caso e dalla gravità del reato commesso, ma in ogni caso l’utente ha un mese di tempo per presentare ricorso.
Ultimo punto, ma non per importanza, l’utente continua a pagare il canone di abbonamento alla rete, pur non potendone usufruire.
L’entrata in vigore di un tale provvedimento non ha incontrato i favori degli internauti francesi i quali hanno lamentato misure eccessive in materia di anti pirateria.
Ha mostrato di pensarla allo stesso modo il partito socialista che dai banchi dell’opposizione ha definito la legge voluta da Sarkozy, come “assurda ed inapplicabile”, in virtù anche del contrasto che vige con l’emendamento 138 del “Pacchetto Telecom” che dichiara la connessione internet un elemento di manifestazione della libertà di pensiero.
Di fatto la legge non è mai decollata del tutto e nella sua battaglia al file sharing non ha fatto altro che alimentare, per contrasto, tutta una serie di servizi “alternativi” per scaricare i file sottoposti al veto governativo.
In ugual modo le casse dello Stato non si sono arricchite con le sanzioni pecuniarie previste dalla legge (le multe pagate ammonterebbero a ben poca cosa).
Insomma un fallimento sul fronte costi-benefici, constatato anche da Francois Hollande, il candidato socialista, eletto presidente della Repubblica il 6 maggio 2012. Il quale ha pensato bene di mettere mano alla Hadopi per riformularla.
Il provvedimento rientra nel Rapporto Lescure (che prende il nome da Pierre Lescure, fondatore di Canal Plus) presentato lo scorso 13 maggio. Il governo Hollande, supportato dal Ministro della Cultura e della Comunicazione Francese, Aurélie Filippetti, ha dunque deciso di cambiare radicalmente rotta.
In attesa di una nuova legge che probabilmente arriverà nel 2014, il decreto 2013-596 abolisce la pena della disconnessione dal web e la sostituisce con una sanzione pecuniaria a partire da un minimo di 60 euro. A margine di tutto, arrivano alcune dichiarazioni rilasciate dal ministro Filippetti che non lasciano dubbi sull’aria di cambiamento che sta soffiando sul paese: “L’Hadopi non è efficace, soprattutto non ha arricchito né gli autori né i creatori. Tutto ciò che ha fatto la legge è stato gettare fumo negli occhi, facendo credere che fosse a protezione degli autori, ma così non è stato”.
Dunque la Filippetti intende ripartire da tre punti cardine: 1) lo sviluppo di soluzioni legali, ancora troppo scarse 2) la lotta attiva contro chi profitta dalla pirateria 3) la messa in atto di nuovi finanziamenti per le opere, con il sostegno del Ministro per l’innovazione ed economia digitale, Fleur Pellerin.
I nuovi finanziamenti, sempre nelle intenzioni del Ministro, saranno reperiti a partire da piattaforme come Google, Amazon, iTunes o fornitori di accesso ad Internet.
Ancora aggiunge il ministro Filippetti : “Il cambiamento parte da una partecipazione attiva alla lotta contro la pirateria digitale, in opposizione a come ha agito la Francia nell’affaire Megaupload, da cui si è tenuta in disparte, ed ha lasciato la palla all’Fbi, malgrado le sue evidenti implicazioni”.
La squadra di Hollande intende ora mettere in piedi un sistema che punisca sì chi infrange la legge in fatto di pirateria, ma che non si scagli contro il singolo utente, bensì contro i provider ed i siti che traggono profitto dalla pratica illegale.
I fornitori di connettività, devono comunque aderire al sistema automatizzato di scambio di dati atto all’identificazione degli indirizzi IP sospetti e quindi ispezionati dai detentori dei diritti.
Cosa rimane alla fine della fiera? Rimane un sistema che addolcisce in qualche modo la pillola ma non ne cambia il “principio attivo”.
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