E’ polemica tra Mogol, il grande compositore e nuovo presidente della Siae, e la pay tv Sky. Il nodo della questione è ovviamente rappresentato dall’entità del pagamento delle royalties per opere protette dal diritto d’autore. La situazione è resa ancora più delicata anche dal recente cambio di proprietà dell’operatore satellitare, acquisito dal colosso statunitense Comcast.
Sky non paga il diritto d’autore da circa un anno, sostenendo la necessità di una nuova commisurazione delle quote, a seguito dell’ingresso nel mercato di Soundreef, società alternativa alla Siae nel campo dell’intermediazione dei diritti. Al contrario Mogol ritiene che tale avvenimento non sia potenzialmente decisivo per dei cambiamenti nelle dinamiche del settore. Per avvalorare la sua tesi il nuovo presidente ha citato i recenti scombussolamenti nel settore audiovisivo, che hanno coinvolto la stessa Sky e il nuovo (per il mercato italiano) operatore multipiattaforma Dazn. In questo caso all’entrata di Dazn non è seguita una riduzione delle tariffe da parte della tv satellitare, nonostante l’offerta di Sky sul campionato di Serie A non sia più onnicomprensiva come negli anni passati. In sostanza Sky chiede una riduzione del 10% della tariffe, che sarebbe dovuta proprio alla diminuzione di sottoscrizioni presso la Siae, a beneficio di Soundreef. Giulio Rapetti, questo il vero nome di Mogol, ha però ribattuto anche a questa argomentazione, citando i dati che riguardano le nuove adesioni alla società. Questi ultimi dimostrano che la Siae non ha perso terreno nel mercato.
Soundreef è un gestore indipendente di diritti d’autore ed è nato a seguito dell’allargamento del mercato a nuovi soggetti, voluto dalla direttiva europea 26/2014 (cd Direttiva Barnier). Ha iniziato ad operare in Italia dal 2014 e nei primi tempi ha dovuto faticare molto per smarcarsi dalla presenza della Siae. Alcuni importante pronunce giurisprudenziali sono giunte a difesa della sua autonomia. Oggi ha un ruolo centrale nel settore dell’intermediazione.
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