Dopo le accuse del senatore Riccardo Nencini, arriva la ferma replica della Siae che in una nota difende la scelta di chiedere la corresponsione dei diritti per la pubblicazione di alcune immagini e si dichiara “fermamente convinta che il repertorio delle arti figurative, e pertanto i relativi autori o editori, al pari di ogni altro settore della creatività, meritino piena tutela, dovendo essi ricevere il corretto e puntuale pagamento del diritto d’autore in caso di sfruttamento delle loro opere (in qualunque formato)”.
Il senatore del Psi Nencini aveva criticato la scelta della società italiana degli autori e degli editori affermando che “la Siae avrebbe chiesto ad aziende operanti nel settore dell’Editoria d’arte la corresponsione, peraltro non quantificata monetariamente, di diritti di riproduzione per opere di autori pubblicate a corredo di recensioni delle rispettive mostre. Le immagini, per le quali sono stati chiesti i diritti di riproduzione, erano state fornite alle aziende dai relativi uffici stampa con lo scopo preciso di divulgazione giornalistica”. Ha dunque annunciato la volontà di presentare un’interrogazione parlamentare sul caso al ministero dell’Economia e delle Finanze.
Siae ha replicato affermando di agire “sulla base di uno specifico tariffario fissato dagli aventi diritto che risulta costantemente disponibile sul sito istituzionale di Siae stessa”. E pertanto: “È dunque da escludere con certezza assoluta che possano essere state inviate richieste non quantificate monetariamente o (peggio) maggiorazioni del 400 per cento per la presenza di riproduzioni in versione digitale di opere appartenenti alle arti figurative (o pubblicazioni di cataloghi o pubblicità di mostre)”. Ma non è tutto. “Parimenti è da escludere che Siae imponga penali immediate in caso di ritardo nel pagamento del diritto d’autore, benché un tale pagamento debba dirsi giuridicamente scaduto nel momento stesso dell’utilizzazione. In un simile quadro, Siae deve anche respingere con fermezza assoluta la circostanza secondo la quale propri uffici possano avere utilizzato toni ‘intimidatori, offensivi, comprensivi di minacce penali’”.
E dunque Siae ha fatto chiarezza sul fatto che “deve sempre più spesso confrontarsi con un utilizzo spregiudicato delle opere appartenenti al repertorio in commento. E sempre più di frequente, Siae è costretta ad assistere ad iniziative a carattere chiaramente commerciale (incluso lo scopo pubblicitario) per le quali viene strumentalmente ed erroneamente invocato il diritto di divulgazione giornalistica che ha, invece, ben diverse caratteristiche, tutte sancite dalla legge sul diritto d’autore e non sussistenti nei casi di cui si discute. Prova ne è, anzi, che, proprio nei casi che hanno dato luogo alle polemiche apparentemente riprese dalle dichiarazioni del senatore Nencini, le imprese coinvolte avevano in realtà concordato tra di loro, e per iscritto, quale tra esse avesse l’onere di versare il diritto d’autore (sacrosanto) a Siae”.
Per la Siae, dunque, “si tratta dunque di casi chiaramente strumentalizzati che Siae è in grado di smentire documentalmente, capovolgendo qualunque malevola interpretazione. In conclusione, Siae ritiene di essere nel giusto, perché sempre e solo mossa dall’unico obiettivo di garantire il doveroso riconoscimento dei diritti d’autore in favore di chi, di arte, ‘vive’”.