Un’azienda grande, che lava i panni in famiglia. Nel senso più letterale del termine. Alla Siae, sono talmente legati che anche il bucato lo paga la ditta. Privilegio da dipendenti, anzi, da parenti. La speciale «indennità lavanderia» quotidiana che scatta in busta paga dopo il quarto giorno passato fuori sede, vale oltre 10 euro. Un gruppo familiare, dunque, confermato anche nelle cifre: 42%, nel senso che 527 dei 1.257 assunti a tempo indeterminato vantano legami di famiglia o di conoscenza. Come ha scritto il Corriere della Sera, ci sono figli, nipoti, mariti e mogli di dipendenti ed ex dipendenti; figurano anche congiunti di mandatari (cioè gli esattori dei diritti) di sindacalisti e perfino di soci. Non mancano rampolli di compositori e parolieri, perfino delle guardie incaricate della vigilanza nella sede centrale. Insomma, intrecci di ogni sorta.
Dei 559 entrati negli anni alla Siae per chiamata diretta, ben 268 sono parenti di dipendenti. Stesso discorso per 57 dei 128 reclutati tramite il collocamento obbligatorio. E 55 dei 154 che hanno superato le selezioni speciali. Ma perfino 147 dei 416 assunti per concorso hanno rapporti di parentela con gli interni.
E il livello di fiducia è talmente alto, che nulla è messo per iscritto, nemmeno un contratto di lavoro vero e proprio: i rapporti fra l’azienda e i dipendenti, come hanno sottolineato il commissario Gian Luigi Rondi, i suoi due vice Mario Stella Richter e Domenico Luca Scordino, sono regolati da micro accordi, che vantano condizioni senza alcun paragone nelle realtà aziendali italiane. Stipendio in primis: 64 mila euro per i dipendenti e 158 mila per i dirigenti. Poi, un sistema di automatismi fa lievitare le buste paga a ritmi biennali fra il 7,5 e l’8,5%.
E i benefit? Come se piovessero: oltre al già citato bucato, c’è l’indennità di penna. Si tratta di una somma mensile, che oscilla tra i 53 e i 159 euro, riconosciuta a tutto il personale per il passaggio dalla «penna» al computer. Segue il ‘premio di operosità’, la gratifica per l’Epifania, tre giorni di franchigia per malattia senza obbligo di certificato medico, 36 giorni di ferie. Ma le conseguenze ci sono e fanno capolino nelle perdite operative accusate dalla Siae negli ultimi anni: 21,4 milioni nel 2006, 34,6 nel 2007, 20,1 nel 2008, 20,9 nel 2009, 27,2 nel 2010.
I commissari hanno dato una sforbiciata da 2,8 milioni alle spese generali e di 1 milione e mezzo ai costi della dirigenza, sperando poi di risparmiarne altri 3 rivedendo gli accordi con i mandatari: un groviglio di 605 agenzie disseminate sul territorio dalle dimensioni ridicole, se si pensa che il ricavo medio di ciascuna è di 128 mila euro l’anno.
Ma il vero problema è quello del personale, perché finora tutti tentativi di normalizzare la situazione applicando un qualsiasi contratto di lavoro, sono miseramente falliti, trascinati dallo stato d’agitazione proclamato dai sindacati interni.
La questione fa il paio con la vicenda del Fondo pensioni, istituito nel 1951, che deve provvedere al pagamento degli assegni di quiescenza del personale ed è una delle cause principali del dissesto che hanno portato un anno fa al commissariamento.
Il patrimonio, interamente investito in immobili, con un valore di mercato di 205 milioni, non rende quasi nulla. Per riuscire a pagare le pensioni, poi la Siae ha dovuto mettere regolarmente mano al portafoglio, aggravando pesantemente il proprio conto economico. Nel tentativo di rimetterlo in sesto, sono stati istituiti due Fondi immobiliari.
Il che ha scombinato i piani di vendita di alcuni stabili di proprietà della Siae a condizioni favorevolissime: minimo anticipo e dilazioni di pagamento quarantennali.
Si parla degli immobili a destinazione residenziale occupati dai dipendenti della società degli autori ed editori: su 37 affittuari, 34 sono sindacalisti. Fra di loro figura anche il contabile dello stesso Fondo pensioni, Roberto Belli, responsabile della Slc-Cgil, fratello di una dipendente attualmente in servizio e di una ex dipendente Siae (rispettivamente Antonella e Patrizia Belli), destinatario di una recente contestazione disciplinare.
Il 13 giugno la direzione generale gli aveva spedito una lettera dove si parlava di una verifica condotta dalla Ria&partners, la società di revisione del bilancio del Fondo, evidenziando alcuni bonifici per un totale di 30 mila euro che insieme con alcuni assegni e versamenti, c’è scritto, «non risultano autorizzati e non trovano riscontro nelle registrazioni contabili».
Denaro, dicono i documenti bancari, trasferito dal conto Bancoposta del Fondo stesso ai conti correnti bancari personali di Belli e della sua compagna.