Ecco le motivazioni del suo gesto:
Dopo quattro anni lascio la direzione de Il Romanista. Avrei voluto dare questo annuncio, maturato da mesi, in circostanze del tutto diverse da quelle attuali, che vedono l’ennesima e drammatica crisi del giornale. Se non l’ho fatto finora è stato perché non volevo che potessero essere lette come un atto di rottura o di mancanza di solidarietà nei confronti della redazione, cui va tutto il mio affetto e la mia gratitudine. Ora però la mia permanenza in un ruolo che non ho più la forza e la voglia di ricoprire rischia di generare equivoci e allora è meglio mettere un punto. Quando ho cominciato questa avventura, Il Romanista veniva da un lungo periodo di chiusura. Ho ricevuto quindi un’eredità molto pesante dalla precedente gestione, della quale abbiamo dovuto pagare i debiti fino a ieri (vedi la vicenda dei soldi dovuti a Equitalia). Insieme al vicedirettore, a una straordinaria redazione e a tutti i soci della cooperativa, abbiamo cercato di fare l’impossibile, investendo anche personalmente molti soldi, chi lavorando senza stipendio, chi mettendoci del capitale, chi, come me, facendo l’una cosa e l’altra essendo stato spinto per unanime volontà dei soci ad assumere, in un passaggio drammatico, anche la presidenza della cooperativa. Ciò che mi ha costretto per molti mesi a un doppio lavoro che ho potuto reggere solo grazie all’aiuto di tutti. La montagna del debito da scalare era tuttavia troppo grande e, mentre le banche ci negavano l’accesso al credito, nessun soggetto esterno ha voluto intervenire nella misura necessaria. Soltanto l’As Roma della nuova gestione americana, pur non volendo assumere direttamente la gestione del giornale, ci ha concretamente aiutati.
Nel momento in cui alla nostra debolezza economica si è aggiunta una devastante crisi dell’editoria che riguarda tutti i quotidiani, abbiamo capito che non ce l’avremmo fatta da soli a raddrizzare la barca, non potendo contare sulle risorse minime necessarie per pensare qualsiasi ipotesi di rilancio del giornale. Ci siamo dunque rivolti al governo, come prevede la legge per le aziende cooperative in crisi, nello specifico al Ministero dello Sviluppo economico, che ha nominato un commissario straordinario il quale alla fine di un percorso lungo quasi due anni ha chiesto che la società venisse messa in stato di Liquidazione Coatta Amministrativa.
E’ la stessa trafila seguita da Il Manifesto che finora ha consentito al giornale della sinistra di restare in edicola. Su quale sia il nuovo progetto, tuttavia, è più giusto che parlino, quando lo riterranno opportuno, coloro che se ne assumeranno la responsabilità. In tutto questo periodo, pur non avendo alcuna responsabilità e alcun ruolo nella gestione, concentrata nelle mani del Commissario governativo, ho fatto tutto ciò che era nelle mie possibilità per aiutare a raddrizzare la situazione, cosa che evidentemente non è riuscita.
Ho offerto a tutta la redazione e all’Associazione Stampa Romana la mia disponibilità ad aiutare un nuovo percorso che potesse emergere da questa difficile fase, in un ruolo completamente diverso che non comporti ruoli di responsabilità di alcun genere, perché è giunto a un punto di saturazione il logoramento fisico e psichico di questi quattro anni, nei quali sono sempre stato in prima linea nelle continue emergenze che abbiamo dovuto affrontare.
Disponibilità che confermo, nel momento in cui mi commiato dal ruolo di Direttore, inviando un grande abbraccio a tutta la redazione e ai lettori.
fonte: http://www.ilromanista.it/component/content/article/8-redazionale/5388-ecco-perche-mi-dimetto.html
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