Il New York Times ha messo in vendita, ancora una volta, uno dei suoi satelliti più prestigiosi, il Boston Globe. La Tribune co., che controlla fra gli altri il Los Angeles Times, il Chicago Tribune e il Baltimore Sun, sta cercando un acquirente che rilevi l’azienda riemersa malconcia dalla bancarotta a un prezzo decente. A Tampa, Chicago, Philadelphia e San Diego alcune testate storiche sono già passate di mano e, a seconda dei casi, sono state spezzettate o ridimensionate. I lettori di Denver e Seattle non sono stati così fortunati: un giornale per città è scomparso nell’oblio. Tutto ciò mentre Newsweek sospende la pubblicazione cartacea, i quotidiani online erigono nuovi paywall, il Time ha autorizzato un nuovo round di licenziamenti, il New York Times offre eloquenti pacchetti per il prepensionamento volontario. Ma questo ormai è il “new normal” dell’industria dei media. Quello che è meno “normal” anche nell’era della crisi globale è che in America ci siano sette grandi quotidiani contemporaneamente in vendita, fra cui due corazzate come il Los Angeles Times (600 mila copie al giorno) e il Chicago Tribune (400 mila). L’azienda ha fatto sapere che sta cercando un singolo compratore, ma non ci sono all’orizzonte eserciti di acquirenti disposti a comprare l’intero pacchetto. Si notano più che altro posizionamenti strategici e scambi di messaggi a poposito di singole testate, perché questa vendita simultanea è l’occasione per una grande ridefinizione della geografia del potere mediatico in America. Lo Squalo Rupert Murdoch già da tempo sente l’odore del sangue e disegna cerchi attorno alla sua preda designata, il Los Angeles Times. Murdoch dice che non c’è nulla di fatto, ma la vendita (sottocosto) del 44 per cento di Sky Tv ha portato nelle casse di News Corp. 815 milioni di dollari, e il tycoon sta lasciando al loro destino alcune province poco profittevoli dell’impero. L’idea di usurpare il trono più prestigioso della ultraliberal costa occidentale non può che vellicare le voglie predatorie del vecchio conservatore, che osserva i movimenti con attenzione. Warren Buffett, amante quasi morboso dei giornali ed editore non esattamente puro, ha scritto venerdì agli investitori che l’industria dei media “genererà profitti ancora a lungo”. Quattro anni fa diceva che i giornali erano forieri di “perdite senza fine” e che non ne avrebbe comprati più, “a nessun prezzo”. Poco dopo ha ceduto la sua quota nella Washington Post co. Adesso punta sui giornali minori. Di solito quando l’Oracolo di Omaha cambia strategia, una ragione c’è. Nella stagione dei saldi gli attori del mercato si preparano e nel consesso degli imperatori dell’editoria si è infilato anche Aaron Kushner, 39enne che ha rilevato l’Orange County Register. E’ lui l’unico che ha confermato l’interesse per l’acquisto dell’intera Tribune co. mentre tutti gli altri occhieggiano soltanto le parti più succulente da spolpare.