È stato fondato da due italiani Shinynote, il social network “politically correct”; nato nel 2009 da un’idea di Roberto Basso e Fabrizio Trentin.
I due amici bresciani, insoddisfatti del modo morboso in cui i media raccontano la realtà, sentono il bisogno di trovare un mezzo alternativo.
Così dopo due anni e mezzo le chiacchiere si trasformano in fatti o meglio in scintille di speranza, da qui il nome Shinynote.
I giovani fondatori mettono mano ai contatti per dare vita al progetto che fonde Internet con il terzo settore e a luglio del 2010 sono già una trentina i soci finanziatori ed ad ottobre viene stabilito un aumento di capitale che ammonta a 450mila euro.
I tempi per l’avvio della start-up sono maturi e a gennaio 2011 il sito di Shinynote è pronto per lo sbarco online, salvo modifiche che rimandano il via ufficiale a Marzo 2011.
Da subito il social si presenta in controtendenza rispetto agli aspetti puramente ricreativi che caratterizzano la maggior parte dei social network, per i suoi fini eticamente utili.
Attraverso una bacheca che raccoglie piccole storie di buona volontà accompagnate da testimonianze positive dei comportamenti umani, il social si pone come strumento di sostegno per molti progetti; alcuni di essi sono finanziabili dagli utenti stessi.
Attualmente sono sei le raccolte fondi attive, arrivano da tutta Italia e vanno dalla cooperazione internazionale alle piccole iniziative di casa.
Le somme erogate dagli utenti sono indirizzate alle singole organizzazioni no-profit che a loro volta le destinano ai singoli progetti e quindi ad onor di trasparenza, ne beneficia il progetto (una volta passato l’iter di verifica) e non l’organizzazione.
Il social delle buone notizie si pone come un social network verticale, come spiega Basso, e non ha l’ambizione di competere con le ben più note piattaforme sociali ma solo differenziarsi per l’impegno nel sociale.
Fanno comunque piacere le 500 registrazioni, 3mila fra Facebook e Twitter, 5mila utenti attivi, 100mila visite e contatti con 140 Onlus.
L’intento dei suoi fondatori è quello di servirsi di Internet per rivoluzionare il Terzo Settore, così come è accaduto al settore tecnologico e turistico.
Come ovvio, si cerca l’ ”Happy End”.
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