L’Antitrust ha aperto un’indagine per una possibile intesa restrittiva della concorrenza nell’ambito dell’assegnazione dei diritti televisivi per la trasmissione della Serie A nel triennio 2015-2018. I funzionari dell’Autorità hanno effettuato ispezioni nelle sedi di Sky, Mediaset e Lega Calcio, coadiuvati dal nucleo speciale a tutela dei mercati della Guardia di Finanza. Tra gli indagati anche Infront, advisor della Lega. I fatti contestati risalgono alla scorsa estate. Sky si è aggiudicata il lotto A dell’offerta, che consente di trasmettere le partite delle 8 squadre più importanti del campionato. La pay tv si è aggiudicata anche il lotto D, relativo a tutti gli altri eventi. E qui nasce l’inghippo. Per questo pacchetto Sky ha presentato offerte inferiori a quelle di Mediaset e Fox. Il Biscione, peraltro autorizzato da Agcm e Agcom, ha ceduto in sublicenza i diritti a Sky in cambio dell’assegnazione del lotto B. Pertanto l’asta ha portato alla Lega Calcio 945 milioni di euro, una cifra inferiore a quella del totale delle offerte e minore anche rispetto alla base. Alle domande si aggiungono altre domande: come mai l’Antitrust ha chiuso un occhio e lo apre solo ora? Nello scorso luglio le due Autorità competenti diedero il nulla osta alla deroga per la sub licenza. L’indagine, stando agli atti, nasce da alcune dichiarazioni del febbraio 2015, in cui Claudio Lotito si prende il merito per la spartizione dei diritti tra Sky e Mediaset. Di sicuro l’intesa conviene a entrambe le tv sotto indagine. Con soli 8 milioni in più Sky si aggiudica 78 partite in esclusiva. Mediaset spende 100 milioni in più, ma con la Champions League diventa de facto titolare della migliore offerta calcistica nel panorama televisivo italiano. Non reggono le argomentazioni addotte da Infront per giustificare la spartizione dei diritti. Anche se la tv satellitare si fosse aggiudicata i diritti di tutte le partite di Serie A non si sarebbe formato un monopolio, dal momento che il Biscione ha la trasmissione esclusiva del torneo continentale. Tutti contenti, eccetto gli altri partecipanti all’asta, che sono rimasti a secco di eventi , probabilmente a causa del ventilato “biscotto”. Al Garante per la Concorrenza nel Mercato spetta ora il compito di dirimere i nodi oscuri della vicenda e, eventualmente, cancellare nel minor tempo possibile il patto truffaldino. Ma, almeno per la prossima stagione, i giochi dovrebbero essere fatti.