Meno 105 milioni nel primo semestre, meno 135 milioni di pubblicità. E la situazione potrebbe ancora peggiorare. Gubitosi pensa di vendere il palazzo di Viale Mazzini. Possibile un trasferimento a Saxa Rubra. Il vice dg Comanducci verso il prepensionamento. Martedì 25 è prevista la prima audizione in Vigilanza.
Le manovre correttive della vecchia dirigenza, a quanto pare, non sono servite. Circa 90 milioni di tagli hanno, a quanto pare, impoverito l’azienda e il palinsesto: la Rai ha perso i diritti “pregiati” del calcio, della Formula 1; molti personaggi di rilevo si sono trasferiti in altre aziende; sono stati fatti numerosi tagli all’informazione e al settore audiovisivo. Il tutto è culminato in una raccolta pubblicitaria scadente e preoccupante. Certo, il bilancio del 2011 si è chiuso con un attivo di 4,1 milioni. Ma si tratta di un utile “fittizio”, con «voci di incasso anticipate con ottimismo e pagamenti posticipati con leggerezza», ha scritto Il Fatto Quotidiano. Di certo l’utile “pasticciato” ha evitato, a suo tempo, un ricorso massiccio al commissariamento (tale eventualità è prevista dal Codice Civile solo per una azienda pubblica che ha 3 bilanci in rosso consecutivi). Sono arrivati poi, come aspiranti “deus ex machina”, i tecnici di Monti, dotati di “superpoteri” (o meglio superdeleghe). Parliamo del presidente Tarantola e del dg Gubitosi.
Non a caso sono stato “ristrutturati” i vertici della Sipra, la concessionaria della pubblicità. La Rai, pur avendo la leadership degli ascolti, raccoglie meno spot di Mediaset. Anche l’investimento sugli Europei di Calcio non ha fruttato i risultati sperati. Pacchetti troppo rigidi e poca dimestichezza a trattare con gli sponsor sono cosati almeno 135 milioni: da 940 (quota già al ribasso rispetto al miliardo sperato) a 815. E Publitalia, la concessionaria di Mediaset, ha ringraziato. E poi il canone, altra risorsa della tv pubblica: una delle tasse più odiate ed evase dagli italiani. Risultato finale, o meglio semestrale? Meno 105 milioni rispetto alle previsioni e un debito consolidato che arriverebbe a 400 milioni.
Come rimediare? Gubitosi vuole tagliare i rami secchi, rendere inoffensivi eventuali dirigenti inamovibili o non licenziabili, ma anche vendere il patrimonio immobiliare della Rai. In passato, quando c’era la vecchia dirigenza, si è parlato di Palazzo Labia a Venezia. L’operazione non è riuscita. Ora il dg vorrebbe vendere proprio la sede di Viale Mazzini. Il palazzo è malridotto. Inoltre c’è l’amianto. Ad ospitare manager e consiglieri sarebbe pronta la sede di Saxa Rubra, la cucina dei notiziari e dei programmi di informazione.
E poi ci sono le nomine, le ambitissime e odiatissime nomine. Le deleghe della Tarantola e di Gubitosi permettono loro di scegliere, in piena autonomia, le tecnostrutture. E il vicedirettore generale, Gianfranco Comanducci (che si occupa degli affari immobiliari, degli approvvigionamenti dei servizi di funzionamento) sarebbe “ a rischio”. Il vice dg, del Pdl, ha chiesto alla sua azienda un maxi-risarcimento per 500 mila euro per una caduta in bici. Ora è oggetto di una indagine interna. E non è escluso che Gubitosi decida di liquidarlo prima del tempo (a Comanducci mancano 1 anno e mezzo alla pensione).
Intanto la prima audizione in Vigilanza per la Tarantola e Gubitosi è prevista per martedì 25 settembre alle 12,00.
«Per rilanciare un vero e credibile servizio pubblico radiotelevisivo serve, al di là di qualsiasi valutazione politica, una seria riforma del suo assetto di governo», ha dichiarato giusto qualche giorno fa Giorgio Merlo, deputato Pd, vicepresidente della Commissione di Vigilanza Rai.
E si, perché c’è ancora chi vede la Rai in balia della lottizzazione politica.
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