Sei un giornalista? Non puoi entrare in India. Sembra surreale eppure non lo è. È accaduto a un cronista toscano di sentirsi negare il visto, a fronte di un viaggio già interamente pagato, nel Paese orientale. Il motivo? È giornalista e, pertanto, per ottenere di entrare in India non può sottostare al normale regime di visti turistici ma la sua presenza, per essere autorizzata, deve essere vagliata in un procedimento più duro e complesso. Che il governo indiano ha imposto, di recente, a carico di giornalisti ed esponenti religiosi.
La denuncia del caso è arrivata dall’Assostampa Toscana. Che in una lunga nota ha raccontato quello che è accaduto a un collega de Il Tirreno che, a causa di questa situazione burocratica, ha dovuto rinunciare al suo viaggio in India. Per Ast si tratta del colmo dal momento che nell’immaginario collettivo, la tessera di giornalista è assimilata a una sorta di passepartout buono per aprire tutte le porte. Nella realtà di oggi, purtroppo, esercitare questa professione si può rivelare addirittura come una penalizzazione”.
Assostampa ha raccontato che al giornalista è stato negato di “poter andare in vacanza in India perché, dopo aver regolarmente pagato il viaggio, gli è stato detto che non poteva avere il visto d’ingresso. Motivo? È un giornalista e le autorità di New Delhi hanno previsto un percorso particolare, e burocraticamente più complesso, per concedere i visti ai giornalisti e anche ai religiosi”. I giornalisti toscani sono decisi ad andare fino in fondo: “Vuol dire che dovremo preoccuparci per conoscere, attraverso la Farnesina, quali sono i Paesi per entrare nei quali, anche solo per turismo, diventa una complicazione per i giornalisti. E naturalmente siamo ancora più preoccupati, se la situazione è questa, per i visti d’ingresso quando si tratta di andare a esercitare liberamente la nostra professione”.
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