Se la proposta di Calenda è una buona idea per far ripartire l’editoria

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Carlo Calenda è un politico singolare nello scenario italiano. Propone cose semplici, lineari, e di semplice attuazione. I proclami li lascia alle fanfare degli annunciatori di spot insostenibili.

Prendiamo l’idea di Calenda per il pluralismo. Utilizzare una parte del sovra gettito della Rai per finanziare i giornali, avendo come punto di riferimento l’autonomia della linea editoriale e la riconducibilità della proprietà a soggetti qualificati: cooperative, fondazioni o enti morali. Una misura per salvaguardare la democrazia, investendo nella qualità dell’informazione, ossia nel lavoro giornalistico. La contrazione dei ricavi delle imprese editoriali è stata ribaltata sulle redazioni con tagli che hanno influito sulla qualità del prodotto, attivando un circolo vizioso.

Il ragionamento di Calenda è di una linearità del tutto estranea alle modalità con cui si sta discutendo del pluralismo. Partire dalle sue riflessioni per avviare il percorso della riforma, ogni volta annunciata con una enne in più, sarebbe un segnale di responsabilità della politica.

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