Telecom Italia attende il verdetto dell’Agcom, che domani renderà noto l’esito della verifica preliminare sulle condizioni di attuazione dello scorporo della rete. Intanto la Cassa Depositi e Prestiti conferma il suo interesse per la procedura di separazione. La questione si inserisce nel più ampio quadro della governance della società che nascerà dallo scorporo. La parità nelle condizioni di accesso, in gergo tecnico equivalence of input, è sulla carta la conseguenza principale dello separazione della rete. Ma occorre nei fatti che l’attuale operatore dominante non diventi tale anche per quello che riguarda le decisioni della futura società. Qui entra in gioco la Cdp. L’ad Giovanni Gorno Tempini ha fissato le condizioni per un investimento pubblico. Avrà luogo solo se in parallelo sarà avviato un progetto di implementazione delle infrastrutture in fibra ottica. L’ente pubblico in tal modo vuole dare un’accelerazione al passaggio dal rame alla fibra, evitando situazioni di mercato che procrastinerebbero l’uso delle “vecchie” infrastrutture di rete. D’altro canto a Telecom potrebbe convenire rinunciare al suo “dominio” sul rame in vista di investimenti futuri sulla fibra.
Un altro profilo di criticità attiene all’ingresso della Cassa nella società che deriverebbe dallo scorporo. La Cdp, come sottolineato dal presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella, possiede già delle quote azionarie in Metroweb, la società che controlla lo sviluppo della rete in fibra ottica. Nello specifico, partecipa al capitale per il 46% tramite il Fondo Strategico e possiede il 14% di azioni in F2i, che a sua volta controlla il 53% di Metroweb. Gorno Tempini ha lasciato intendere che l’ente pubblico non ha intenzione di effettuare un doppio investimento. Questo può far presupporre una rinuncia alle partecipazioni in Metroweb. Ma siamo nel campo delle ipotesi. Di sicuro l’appello lanciato da Pitruzzella è incentrato sulla sinergia tra gli operatori del settore. L’interesse dell’Antitrust è quello di dare preventivamente un ordine ai futuri investimenti.
Si prevedono tempi di attuazione molto estesi. Il Garante della Concorrenza ha parlato di 24-30 mesi in un quadro regolamentare stabile. Si legge tra le righe un riferimento all’Agcom, che nelle scorse settimane ha ridotto le tariffe di unbundling per il mercato del rame, provocando l’immediata ritorsione di Telecom. Ma anche il Garante per le Comunicazioni, che comunque ha un ruolo centrale nella buona riuscita dell’operazione, dovrà attenersi alle future indicazioni dell’Unione Europea, relative alle reti di nuova generazione. Il Commissario UE Neelie Kroes ha già dato il suo benestare al progetto, avviato peraltro grazie a precedenti raccomandazioni comunitarie.
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