Precariato, riconoscimento a manica larga del titolo di giornalista, scuole di giornalismo e riforma: questi i temi del diverbio tra il sindacato dei giornalisti (Fnsi) e l’Ordine nazionale dei giornalisti (Odg).
La Fnsi vorrebbe dall’Ordine maggiore attenzione all’andamento del mercato: sono circa 17 mila i giornalisti con contratto di lavoro, oltre 25 mila quelli iscritti all’Inpgi. In tutto poco più di 42 mila giornalisti su quasi 90 mila iscritti all’Ordine. Chi sono e cosa fanno gli altri 45 mila? Ben venga allora la riforma della categoria con l’accesso esclusivo alla professione per via universitaria e, tra gli altri, la revisione del consiglio nazionale dell’Ordine con il taglio dei consiglieri dagli attuali 140 alla metà.
Sciocchezze, replica l’Ordine, per avere un sindacato che non funziona tanto vale averne un altro. In passato nella Fnsi si confrontavano diverse correnti, ora non più; manca il confronto e la capacità di analisi. Tanto è vero che il problema non è chi ha il tesserino e come lo usa, ma chi sta in redazione senza tesserino e non viene tutelato, chi è costretto a pagarsi da solo i contributi.
Contro la Fnsi si leva anche la voce dell’Unione sindacale giornalisti freelance. Stanchi di non avere una debita rappresentanza sindacale, i freelance hanno fatto da soli e si sono dati di un proprio organismo di base, l’Usgf. Il 4 febbraio, il Consiglio nazionale del sindacato proporrà la nascita di una commissione per il lavoro autonomo, in supporto alla giunta esecutiva e della segreteria nazionale. Nel caso non si trovi l’accordo, l’Usgf vaglia già alleanze alternative e l’ipotesi di chiedere ai freelance di non iscriversi più alla Fnsi.
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