Continua lo scontro al Sole 24 Ore tra il direttore Fabio Tamburini e il comitato di redazione. Che questa volta ha indetto uno sciopero della firma per sette giorni: l’iniziativa vuole solidariezzare con tre giornalisti “che in questi giorni stanno ricevendo un trattamento che nessuno meriterebbe”. Dal tono del comunicato, apparso sul sito online del giornale, sembra quasi il preludio di un nuovo innalzamento della tensione tra gli organi interni al giornale di Confindustria.
L’annuncio firmato dal Cdr non lascia granché all’immaginazione: “IL Sole 24 Ore e tutti i prodotti ad esso collegati, a partire da sabato 9 gennaio e per una settimana, escono senza le firme dei giornalisti del Sole 24 Ore, sia nella versione cartacea che in quella online. Le uniche firme che leggerete saranno di collaboratori. La redazione, già in stato di agitazione a partire da martedì 5, intende così esprimere tutta la sua solidarietà verso tre colleghi che, in questi giorni, stanno ricevendo dall’azienda un trattamento che nessun lavoratore meriterebbe. Altre iniziative di protesta potranno essere attuate poi nei prossimi giorni”.
Ma non è tutto. Ecco la ricostruzione del cdr relativa alle vicende alla base della protesta: “IL, magazine del Sole 24 Ore per il quale lavoravano, è stato chiuso poco più di un mese fa e nel giro di poche ore, senza alcun tipo di preavviso. A loro, già prima della chiusura formale della testata, non è stato sinora dato alcun impiego alternativo, seppure parziale e temporaneo. Ora l’azienda ci ha comunicato la volontà di procedere verso i colleghi in modo unilaterale e per noi inaccettabile: cassa integrazione a zero ore per due anni. Una misura senza precedenti nella storia sindacale del Sole 24 Ore, che aveva invece visto sinora procedere al riassorbimento nelle redazioni di tutti i colleghi occupati nelle testate e iniziative editoriali chiuse negli anni. Tutte le misure straordinarie di sostegno pubblico, incassate in questi mesi, non sono bastate a evitare un esito del genere”.
L’attacco frontale a Tamburini: “Questo avviene quando il nostro direttore, solo pochi mesi fa, ad aprile del 2020, aveva tenuto a battesimo il restyling del magazine appena chiuso, annunciando: “IL continuerà a raccontare l’Italia di straordinaria bellezza”. Quel racconto si è, invece, interrotto all’improvviso e di “straordinaria bellezza” non c’è traccia in quanto sta accadendo. Ancora una volta invece ci troviamo a denunciare come il rilancio del nostro gruppo, più volte evocato negli ultimi anni, sia sempre e soltanto una sequela infinita di nuovi tagli dei costi”.
E duque: “È una spirale: i tagli, in assenza di una solida visione sul nostro futuro, preparano fatalmente solo il terreno ad altri tagli. Eppure, i numeri dicono che la redazione del Sole 24 Ore, in un contesto estremamente avverso e nonostante la cassa integrazione, ha dato una grande prova nel corso del 2020. La divisione alla quale facciamo capo ha portato al bilancio del gruppo nei primi nove mesi dell’anno marginalità positiva (5,4 milioni l’Ebitda e 1,8 milioni l’Ebit), facendo molto meglio dell’anno precedente”.
Quindi la conclusione: “In aggiunta, abbiamo sostenuto la marginalità di altre divisioni con il nostro lavoro, le nostre idee, la nostra autorevolezza e la qualità dei contenuti. Segno che, per garantirci un futuro solido, dovremmo percorrere una strada fatta di investimenti, di nuovi prodotti, di innovazione nell’organizzazione del lavoro. L’azienda sceglie, invece, ancora una volta, di guardare al passato, trascinandoci in un confronto che toglierà tempo ed energie, rischiando di compromettere tutte le grandi e difficili sfide che abbiamo davanti. Su questa linea la redazione opporrà sempre un fermo e duro rifiuto”.