Il 2015 del giornalismo italiano si è chiuso con diverbio tra il premier Matteo Renzi ed il presidente dell’Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino sulle condizioni di molti cronisti in Italia. Il presidente dell’Odg, dando inizio alla conferenza stampa di fine anno, ha infatti sollevato per l’ennesima volta del problema delle basse retribuzioni di molti giornalisti e del regime di “schiavitù” a cui sono sottoposti da alcuni editori. Parole che il presidente del Consiglio ha subito detto di non condividere, perché non c’è “schiavitù o barbarie in Italia”.
Il battibecco è proseguito quando, al termine dell’intervento del premier, Iacopino ha ripreso la parola spiegando con sarcasmo che “ora siamo tutti più sereni perché apprendiamo che con 4.900 euro all’anno – la media del compenso di molti freelance e precari nel settore – oggi si vive bene in Italia”. La replica di Renzi non si è fatta attendere: secondo il presidente del Consiglio parole come barbarie e schiavitù sono da usare solo in riferimento a situazioni drammatiche come, ad esempio, le donne in catene in molti Paesi del mondo. Solo queste sarebbero le circostanze appropriate.
Iacopino a questo punto ha spiegato in maniera molto chiara che “una barbarie più grande non annulla un’altra barbarie. Per lei presidente una pensione di 3mila euro al mese non è una pensione d’oro, per me 4.900 euro all’anno sono schiavitù. Abbiamo opinioni diverse”. Il numero uno dell’Odg ha voluto dare un segnale di concreta solidarietà ai giornalisti italiani, e non a caso aveva fatto aprire la conferenza stampa ad uno dei redattori del Velino, l’agenzia di stampa che sta vivendo una “gestione incomprensibile negli ultimi mesi”.
Le parole di Iacopino non sono cadute nel vuoto e il nuovo anno si apre con l’appello della rete dei giornalisti freelance della Federazione Nazionale Stampa Italiana al presidente del Consiglio. Una denuncia delle condizioni di lavoro cui sono sottoposti e qualche richiesta, tra cui quella di superare i contratti atipici nel mercato dell’informazione e la revisione dei contributi pubblici agli editori. Una lettera aperta che pubblichiamo di seguito per esteso.
Signor Presidente del Consiglio,
in apertura del 2016 ci rivolgiamo a lei, da freelance attivi nella Fnsi – il sindacato dei giornalisti italiani – e nella sua Commissione nazionale lavoro autonomo, per esprimerle sconcerto per il tono liquidatorio da lei usato, durante l’incontro stampa di fine anno, sul tema dei giornalisti precari sottopagati. Davanti al problema manifestato in apertura dal Presidente dell’Ordine dei giornalisti, lei lo ha negato, dando l’impressione di ignorare le reali condizioni di lavoro della maggioranza dei giornalisti italiani. Condizioni che dovrebbero esserle note, sia per il suo ruolo istituzionale, sia tramite il Sottosegretario all’Informazione ed editoria Lotti, che presiede la Commissione per l’equo compenso per i giornalisti non dipendenti.
I dati ufficiali dimostrano che i lavoratori autonomi e atipici sono oggi il 62,6% dei giornalisti attivi, e sono in rapida crescita. Spesso con redditi medi da 11.000 euro lordi l’anno, e nella metà dei casi di circa 5.000. Con spese a proprio carico, e con una netta disparità di diritti, tutele e forza di contrattazione rispetto ai colleghi dipendenti. E queste sono condizioni di oggettiva debolezza, di ricatto occupazionale e sfruttamento del lavoro, che ledono la libertà e la qualità dell’informazione.
Dovere deontologico dei giornalisti è di informare correttamente, senza subire condizionamenti. Ma per farlo serve anche non essere costantemente oggetto di ricatti economici ed occupazionali. Che è ciò che accade a gran parte degli autonomi, che contribuiscono significativamente, da collaboratori esterni – senza tutele, sicurezze e quasi sempre senza retribuzioni adeguate – al sistema informazione di questo Paese. E non stiamo pensando solo alle grandi testate, ma anche a quelle minori, alle realtà periferiche, a quelle a rischio come nelle terre di mafia, dove l’informazione riguarda la vita quotidiana dei cittadini.
Condizioni di lavoro, queste, che non vengono riequilibrate dai 20 euro lordi ad articolo, o dai 6 euro lordi per un lancio d’agenzia o di un articolo su web, così come individuati nelle pasticciate norme d’attuazione della legge 233/2012 sull’equo compenso giornalistico. Legge peraltro largamente inattuata, e spesso a fronte di retribuzioni anche di molto inferiori.Tutti questi sono problemi che riguardano anche il Governo e i suoi poteri d’intervento. Lo affermiamo con la consapevolezza di chi cerca di trovare nella contrattazione tra sindacato ed editori una risposta a dei temi cruciali per il futuro del settore. Ma proprio per questo ci permettiamo anche di suggerirle, signor Presidente del Consiglio, qualche tema che Governo e Parlamento potrebbero già da oggi utilmente affrontare:
– Contributi e agevolazioni pubbliche solo agli editori che dimostrano di pagare equamente e con regolarità i giornalisti
– Superamento dei contratti atipici nel mercato dell’informazione, supportando l’emersione dalla precarietà, il lavoro stabile, o comunque il “buon lavoro” equamente retribuito
– Garantire pari diritti e tutele al lavoro giornalistico sia dipendente che autonomo
– Rimettere urgentemente mano alla delibera d’attuazione dell’Equo compenso giornalistico per i lavoratori autonomi (ora sub judice del Consiglio di Stato, dopo la bocciatura del TAR del Lazio)
– Prorogare l’esistenza della Commissione per l’equo compenso, in scadenza nei prossimi mesi, senza la quale la legge 233/2012 che lo prevede sarebbe inapplicabile
– Emanazione da parte dal Ministero della Giustizia delle tariffe per la liquidazione giudiziale dei compensi giornalistici, come da Decreto ministeriale 140/2012 sui compensi professionali
– Imporre la tracciabilità e l’obbligo di firma di tutti gli articoli, per tutte le testate registrate, anche online, al fine di agevolare i controlli e far emergere il lavoro nero o non retribuito
Per queste ed altre ragioni, e per poter guardare a “un 2016 all’insegna della libertà di informazione”, sono necessarie risposte e impegni urgenti. E non solo dei giornalisti e delle parti sociali, ma anche delle Istituzioni locali, del Parlamento e del Governo.
Oggi sta a ciascuno fare la propria parte.
Con gli auguri di un produttivo e positivo 2016
– Maurizio Bekar, rappresentante del Friuli Venezia Giulia e coordinatore della Commissione nazionale lavoro autonomo (Clan-Fnsi), del direttivo Assostampa Friuli Venezia Giulia
– Ferdinando Baron, rappresentante della Lombardia nella Clan-Fnsi, della Commissione Contratto Fnsi-Fieg- Marco Bobbio, rappresentante del Piemonte nella Clan-Fnsi, del direttivo Assostampa Subalpina
– Susanna Bonfanti, rappresentante della Toscana nella Clan-Fnsi
– Claudio Chiarani, rappresentante del Trentino Alto Adige nella Clan-Fnsi, del direttivo Assostampa Trentina
– Candida De Novellis, rappresentante dell’Abruzzo nella Clan-Fnsi, del direttivo Sindacato Giornalisti Abruzzesi
– Livia Ermini, rappresentante del Lazio nella Clan-Fnsi
– Dario Fidora, rappresentante della Sicilia nella Clan-Fnsi, consigliere regionale Assostampa Sicilia
– Antonio Fico, rappresentante del Lazio nella Clan-Fnsi, del direttivo di Stampa Romana
– Luca Gentile, rappresentante della Sardegna nella Clan-Fnsi, del direttivo Assostampa Sarda
– Francesca Marruco, rappresentante dell’Umbria nella Clan-Fnsi, del direttivo Assostampa Umbria
– Ottavia E. Molteni, rappresentante della Lombardia nella Clan-Fnsi
– Laura Viggiano, rappresentante della Campania nella Clan-Fnsi, del direttivo Sindacato Unitario Giornalisti della Campania e presidente della Commissione regionale lavoro autonomo
LA LETTERA E’ APERTA ALLE ADESIONI DI ALTRI GIORNALISTI
Le adesioni (nome, cognome, qualifica professionale ed eventuali incarichi) vanno inviate a: giornalistifreelance@gmail.com
Facendo seguito alla nostra circolare n. 25/2024 segnaliamo che con Decreto del Capo del Dipartimento…
Fumata bianca ad Askanews: l’assemblea dei giornalisti dà il via libera alla proposta di prepensionamenti.…
Facendo seguito alla nostra circolare n. 25/2024 segnaliamo che con Decreto del Capo del Dipartimento…
Le cose cambiano, tutto scorre direbbe Eraclito. Sono passati meno di cinque anni dal 2020,…
Le associazioni degli editori europee sono pronte a ingaggiare battaglia contro Google. Per il caso…
Google “spegne” la stampa europea. C’è un test, che fa da preludio a una precisa…