Dopo lo scandalo Datagate scoppiato lo scorso giugno per le rivelazioni della talpa Edward Snowden, i gruppi Internet americani continuano a subire restrizioni e controlli da parte dei governi di tutto il mondo. Un analista del think tank Technology and Innovation Foundation ha cercato di quantificare le perdite dovute a queste crescenti restrizioni, stimando nel 4% il calo dei servizi tecnologici forniti dalle aziende americane. Il costo totale? Secondo l’associazione, potrebbero essere circa 35 miliardi in mancati ricavi nei prossimi tre anni.
“C’è il 50% di possibilità che vengano alzate barriere doganali” a causa delle rivelazioni sulla National Security Agency (Nsa), ha detto al Wall Street Journal J. Bradford Jensen, professore della Georgetown University. “Potrebbe essere un problema per ogni multinazionale che opera all’estero”, ha aggiunto. Questo soprattutto dopo la decisione dei governi di diversi stati di pubblicare nuove leggi restrittive. La nuova coalizione che guida la Germania ha diffuso delle linee guida che prevedono l’aumento del ricorso a società tecnologiche europee, insieme a programmi open source, che sono molto più difficili da controllare segretamente da parte di Washington.
In Brasile il parlamento sta discutendo una legge che prevede di conservare i dati dei cittadini dentro i confini nazionali; se dovesse passare, obbligherebbe i colossi Usa a costruire data center nella nazione, con un esorbitante aumento dei costi. Per questo molte compagnie hi-tech hanno lamentato un potenziale crollo del loro giro d’affari in molti Paesi, tra cui la Germania, la Francia e il Brasile. Inoltre temono che le nuove leggi sulla privacy potrebbero obbligare i gruppi a non trasferire i dati nei loro quartieri generali negli Stati Uniti. (fonte TMNews)
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