Ormai lo scandalo e’ giornaliero. Non si e’ ancora spenta l’eco del malaffare laziale che spunta quello piemontese. La guardia di finanza nel Consiglio Regionale. A controllare le spese dei gruppi parlamentari, a verificare i rimborsi chilometrici, le vacanze pagate con i soldi dei contribuenti. Storie di ordinarie ruberie. Colpa dei partiti? Forse. Fatto è che in Italia il partito sembra essere diventato una organizzazione che “si mangia il senso della verità e della giustizia”. Il motivo è più che evidente. E’ fondato sulla propaganda il cui scopo “è la persuasione, non la comunicazione del verbo”. Una degenerazione che fa assomigliare i partiti alla Chiesa nella lotta contro l’eresia, che chiede ai fedeli di credere, di affidarsi, di aderire a un pensiero senza conoscerlo, e di condividere affermazioni generali e verità senza avere gli strumenti o le conoscenze per giudicarle.
Per molti “pensatori”, filosofi e denigratori della politica (Grillo docet) i partiti moderni “sono nocivi nel principio, e dal punto di vista pratico lo sono i loro effetti”. La conseguenza naturale, per questi signori, è che “la soppressione dei partiti costituirebbe un bene quasi allo stato puro”. Il loro pensiero sembra scritto nell’Italia di queste settimane, di questi giorni. Con le prime pagine dei quotidiani occupate dai resoconti degli scandali della politica regionale, con le trasmissioni televisive di approfondimento invase dalle sagome scomposte di esponenti di quel sistema. Con i potenziali rei, in rappresentanza della politica locale, intenti a discolparsi, malamente. E gli esponenti nazionali a scagliarsi contro le ruberie e il malaffare dilagante “degli altri”. Lombardia, Sicilia, Campania, Emilia Romagna, Lazio, e, ora Piemonte. Come non dar loro ragione osservando la lista degli impegni e delle spese affrontati da molti dei consiglieri regionali laziali? Oppure leggendo le delibere di stanziamenti aggiuntivi? “Ma così fan tutti” sembra aver governato le scelte alla Regione Lazio e dimostra anche come sia definitivamente tramontata la fase nella quale la politica nazionale era l’approdo per sindaci e governatori capaci.
Con le fatture per le cravatte di Marinella, le casse di champagne, le aragoste e le mozzarelle utilizzate a scopi personali o come doni, sono andati in fumo sia il denaro dei contribuenti, sia soprattutto qualunque speranza di ricambio. La politica per così dire locale si mostra ormai non differente da quella di livello più alto. Mossa dagli stessi appetiti, contrassegnata dalla medesima, frequente, incapacità di fare il Bene Comune.
Tutto questo mentre la produzione industriale va a picco, il debito pubblico aumenta ed esplode il prelievo fiscale che colpisce chi le tasse le paga regolarmente. Per contro, il fenomeno dell’evasione prosegue indisturbato la sua marcia. E non sono certamente gli estemporanei “blitz” per controllare gli scontrini a risolvere il problema perché le sacche d’evasione sono ben altre. Che dire di questi partiti che senza pudore divorano centinaia di milioni di finanziamenti pubblici (mi correggo: rimborsi elettorali!) per fini personali e senza renderne conto? Le Organizzazioni sindacali anch’esse ben pasciute, hanno mai reso pubblico un loro bilancio ? E’ il sistema Italia che ormai non funziona più. Prendiamone atto. Bisogna ripartire da zero e rifondare questo Paese per non lasciare ai nostri figli e ai nostri nipoti un cumulo di macerie dove solo ratti, cimici e zecche, con sembianze umane, continueranno a prosperare ed a irridere tutti coloro, imprenditori e lavoratori che quotidianamente si battono per un’improbabile sopravvivenza.
Molti fra coloro che dovrebbero rappresentare a vario titolo gli italiani si sono semplicemente dimenticati di coloro che li hanno delegati, legge elettorale permettendo. E che pagano loro lauti stipendi per assistere a teatrini di palazzo poco piacevoli. O, ciò che è peggio, fanno finta che gli italiani non esistano. E non parliamo poi dei parlamentari eletti all’estero. Spariti del tutto. Forse occorreva una grande crisi, che è dell’uomo prima che dell’economia, perché si potesse ripartire. L’Italia non può più attendere, è l’ora della responsabilità e della saggezza collettiva. Servono cittadini consapevoli e vigili verso la classe politica, urge una rinnovata classe politica, al servizio di chi li elegge e li paga, non di mammona; come urge che i politici lavorino concretamente ad un passaggio generazionale sano e senza traumi per il governo del Paese, in questo tempo di transizione tecnica. Ma noi speriamo, anzi, siamo sicuri che i numerosissimi Gaio Licinio Verre di oggi, il pretore siciliano contro il quale Cicerone pronuncia una sua celebre orazione denunciando le sue tante nefandezze, costituiranno il prototipo al quale guardare per essere voce parlante nell’agone della politica.
Speriamo che a breve il Parlamento e così le Regioni, i Comuni, le Province pullulati da gente nuova, politici veri, riconquisteranno i loro spazi. Sempre più saldamente occupati da tecnici e procure. E speriamo che non si verifichino piu’ nuovi “casi-Sallusti”. Mandiamo in galera corrotti e lestofanti, ma lasciamo che i giornalisti facciano il loro mestiere e continuino a “scoprire” e a divulgare le malefatte di politici e non… senza guardare a “colori” e fazioni… A proposito, Signori del Potere, come ha scritto giustamente qualche giorno fa il segretario della Fnsi Siddi, bastano 20 minuti, soltanto 20 minuti per cancellare dal codice penale norme liberticide.
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