Il presidente francese Nicolas Sarkozy, in un’intervista a “Le Point”, ha di nuovo manifestato l’intenzione di intervenire sul sistema fiscale nazionale per costringere i cosiddetti Over-The-Top del web a pagare imposte proporzionali ai profitti ottenuti sul mercato .
Google, Amazon, Apple e Facebook non contribuiscono alle spese per le infrastrutture di rete, rendendo vani gli investimenti degli operatori telco. Gli OTT si sottraggono al pagamento di tributi, attuando delle vere e proprie “catene fiscali” che coinvolgono più Stati. Ad esempio, Google ha concesso la licenza per la proprietà intellettuale ad una società controllata in Irlanda, che a sua volta versa i suoi profitti alla Google Ireland Holdings, avente sede nel paradiso fiscale delle Isole Bermuda. In questo modo il colosso di Mountain View paga solo il 2,4% di tasse sui profitti esteri.
“Non è ammissibile che gli OTT paghino alle società imposte di 3-4 milioni di euro, pur realizzando fatturati di 3-4 miliardi di euro”, ha detto Sarkozy, riferendosi ai dati raccolti dal Consiglio Nazionale del Digitale (CNN). Il CNN, nato come organo di collegamento tra il Governo e i gestori di telco, ha proposto una modifica del diritto internazionale in tema di imposizione fiscale, al fine di adeguare la normativa alle innovazioni digitali dell’ultimo decennio. Se si volesse seguire il normale iter, bisognerebbe rinegoziare ben 118 convenzioni bilaterali. Il problema potrebbe essere risolto più velocemente in via interpretativa (dando un altro significato giuridico alle convenzioni) o in via esecutiva (con il recepimento di una direttiva UE da parte degli Stati). Ma siamo sicuri che gli Stati come l’Irlanda, coinvolti nei processi di ottimizzazione fiscale, darebbero il loro assenso?
D’altra parte, i colossi del web manifestano il proprio disappunto per le intenzioni del governo francese, reo di offrire pochi incentivi ad un settore in continuo sviluppo. Google realizza da solo il 4% del PIL e fornisce 300.000 posti di lavoro. Una crescita a livello economico ed occupazionale che è destinata a salire nel prossimo quinquennio.
Giuseppe Liucci
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