Cerchiamo di tracciare alcune tappe della recente carriera televisiva di Santoro. Iniziamo con Annozero, la trasmissione che lo consacra come “teletribuno”.
Annozero inizia il 14 settembre del 2006 e sancisce il ritorno di Santoro dopo quasi 4 anni di esilio. Infatti nel 2002 Santoro viene estromesso dalla tv di Stato perché accusato da Silvio Berlusconi di farne un «uso criminoso» (il cosiddetto “editto bulgaro”). In ogni caso Annozero registra un discreto successo: partendo da un buon 13,46% di share arriva ad oltre il 20% nella stagione 2010-2011.
Nell’estate dell’anno scorso Santoro lasca la Rai “consensualmente” ma la vicenda non è mai stata chiarita del tutto. Secondo il conduttore la Rai cerca di censurarlo, secondo la dirigenza Santoro non rispettava le regole dell’azienda. In ogni caso il teletribuno non si dà per vinto. Il 3 novembre del 2011 è già operativo con un progetto innovativo: ‘Servizio Pubblico’. Si tratta di un programma prodotto dalla Zerostudio’s Srl con l’aiuto di 100 mila sottoscrizioni volontarie da 10 euro ciascuna. Probabilmente si tratta del primo programma italiano sovvenzionato volontariamente e coscientemente dal pubblico. Inoltre la trasmissione non va in onda su un singolo canale, ma su più piattaforme (tv locali, Cielo e web). Una singola puntata di Servizio Pubblico costata 250 mila euro, circa 50 mila euro in più rispetto ad Annozero (che era costato 194 mila euro). L’esperimento multipiattaforma va bene. Gli ascolti non arrivano alle vette del 20% conquistate su Rai2, ma sono soddisfacenti. Servizio Pubblico nella puntata di esordio raggiunge il 12% di share. Poi l’ascolto cala fino ad attestarsi sul 6-7%. Un ottimo risultato.
La premesse per continuare su quella strada ci sono ma probabilmente non bastano. Santoro firma con La7. Dal prossimo autunno il “suo” Servizio Pubblico andrà in onda sulle reti di TIMedia (almeno fino a quando questa non sarà venduta). «Ho deciso – ha spiegato Santoro all’amico Mentana – perché l’anno scorso abbiano realizzato un’esperienza straordinaria, abbiamo costruito un grande successo in compagnia di 10 mila persone. Finalmente si può realizzare un esperimento di integrazione tra un grande network e una produzione indipendente. Tutti ci aspettiamo che i talk show riprendano una funzione centrale. Qualche innovazione in questa direzione dobbiamo produrla. Siamo un soggetto imprenditoriale collettivo, vogliamo sperimentare nuove formule e nuovi formati, un nuovo modo di raccontare la realtà attraverso documentari e costruzione cinematografica che è sempre stata il nostro pallino».
Per quanto riguarda il gruppo di lavoro rimane lo stesso di Annozero, con Travaglio e Vauro. Tutto come prima e, forse, più di prima.
Tuttavia c’è chi è rimasto deluso. Il Giornale si fa portavoce delle proteste dei donatori dei 10 euro per la sottoscrizione. Le critiche vengono dal web: «Michele, ridacci i soldi»; «spero almeno che i soldi versati vengano impegnati in modo decoroso, trasparente e soprattutto che tutti noi veniamo informati»; «dei miei 20 euro non ho mai saputo nulla, caro Michele, questa non la digerisco e Vauro sulla vignetta della bicicletta potrebbe mettere Mentana alla guida e Santoro sul manubrio diretti verso La7, con un sorrisetto beffardo»; «anche Santoro ha un prezzo»; «avete elemosinato un milione di euro, soldi che vi abbiamo dato perché credevamo nel vostro progetto rivoluzionario, e mo’ si torna a fare la cara vecchia solita tv? Ma mi pare sia una presa per il culo!». Non mancano le affermazioni ironiche: «E perché ora trasmette da un’emittente privata? Perché è più remunerativo. I nostri 10 euro non bastavano». E poi c’è una minoranza che si affida alla speranza: «Non cambiate mai, vi prego, non vi inchinate ai padroni e ai ricatti».
Un altro punto interessante è lo stipendio che percepirà Santoro. Ormai è noto che TIMedia versa in condizioni finanziarie negative. I debiti sono tanti. La pubblicità non basta a pagare le spese. Infatti la controllata Telecom è in vendita. Dunque Santoro si accontenterà di poco? Non si sa. In una conferenza stampa, Giovanni Stella, ex ad di TIMedia, ora consigliere della stessa, non vuole parlare di soldi. Stella si arrabbia con i giornalisti che chiedono a quanto ammonti l’ingaggio del conduttore: «Non è una domanda lecita, siete impertinenti. Sarà pagato in funzione dei risultati che raggiunge. E poi sono convinto che questo programma sarà per noi molto redditizio, così com’è stato molto redditizio mandare in tv Fazio e Saviano». Su un punto non ci sono dubbi: Santoro avrà carta bianca, ma sarà lui a pagare i danni per eventuali azioni legali nei confronti del programma.
Riuscirà Santoro ad innalzare la media dei telespettatori di La7? La riproposizione di Servizio Pubblico su una rete generalista tradizionale non rischia di diminuire il bacino di utenza? Lo scopriremo il 25 ottobre.