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San Marino pensa a una legge sull’editoria. Tra le idee del Segretario di Stato una scuola per giornalisti

La Repubblica di San Marino prova a correre ai ripari. L’informazione può diventare una questione di Stato, soprattutto se ha accumulato un ritardo ventennale sul fronte normativo. A Iro Belluzzi, segretario di Stato per il Lavoro, con delega all’informazione, il compito di mettere mano al riordino del settore, per “ridare dignità a chi lavora seriamente”.
Di fatto, la piccola realtà del Monte Titano in questi ultimi anni ha dovuto fare i conti non solo con la tempesta della crisi economica, ma anche con le difficoltà, in particolare nei rapporti con la vicina Italia, che si sono via via aggiunte. Dal canto loro, le “fughe di notizie” hanno ostacolato, fuori confine, la comprensione dell’effettiva rivoluzione all’insegna della trasparenza, perseguita dall’ex paradiso fiscale, tanto che San Marino è ancora invischiata nella “black list” del Ministro dell’Economia italiano. Insomma, non è un caso se l’esecutivo attuale, insediato da pochi mesi, abbia indicato tra “le cose da fare” per lo sviluppo del Paese, anche la “questione informazione”.
Lo scorso gennaio il Consiglio grande e generale, d’intesa con l’orientamento del Governo, ha infatti approvato un’istanza d’Arengo, promossa dagli operatori di una testata locale, in favore della regolamentazione del settore dell’informazione. La delega è stata assegnata a Iro Belluzzi, Segretario di Stato per il Lavoro, il quale ha prontamente rassicurato sui suoi intenti. L’obiettivo, ha dichiarato all’agenzia Dire: “non è sbugiardare l’azione della stampa”. Chi lavora in modo serio, però, ha aggiunto: “non può essere messo in difficoltà”.
Insomma, il Segretario di Stato si è fatto carico delle motivazioni di chi ha presentato l’istanza: “Vogliamo intervenire sulle lacune normative e contrattuali per dare dignità e maggiore forza ai giornalisti che lavorano a San Marino”. Si perché, di fatto, la figura del giornalista sul Titano non è riconosciuta come in Italia. Manca un contratto di categoria, non c’è un Ordine, né quindi un codice deontologico cui far riferimento. Chi lavora nelle testate sammarinesi ha contratti del settore industria, commercio, ma non figura come “giornalista”. E ciò favorisce l’improvvisazione più che la professionalità.
Inoltre, a livello normativo, “si è stati fermi troppo a lungo”, ha chiarito ancora Belluzzi nell’intervista rilasciata alla Dire.
La legge sull’editoria risale all’89, quella del sostegno al settore al 1994. C’è quindi un vuoto ventennale da coprire. I punti su cui interverrà la riforma, ha anticipato il segretario, riguarderanno “la chiarezza sulla proprietà editoriale”, le testate on line, su cui c’è assoluta assenza di regolamentazione, infine, appunto, la figura del giornalista. Se l’istituzione di un Ordine, come in Italia, sul Titano non è vista come risolutiva, piuttosto, si preferisce puntare sulla formazione. “Sarebbe interessante – ha svelato l’inquilino di Palazzo Mercuri – se riuscissimo, in caso le condizioni lo permettano, a istituire una scuola di giornalismo a San Marino, in collaborazione con l’Università e con figure, presenti all’interno della Repubblica, che si sono spese per far sì che si possa realizzare, anche attraverso contatti con gli atenei italiani”.
Per ora, ha ammesso però Belluzzi, “il progetto è solo abbozzato a parole”. Mentre più vicina è la realizzazione della riforma dell’editoria, su cui sta lavorando un gruppo di collaboratori. Sulla tempistica il segretario non si espone, ma intanto è già iniziato il confronto con gli operatori del settore: “Deve essere la legge di un Paese, non di una segreteria di Stato – ha puntualizzato il Segretario di Stato – quindi miriamo, oltre alla condivisione con le altre forze politiche, prima di tutto a quella con gli operatori”, con lo scopo di offrire quelle garanzie che gli stessi hanno richiesto attraverso l’istanza.

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