Non finiscono i guai del Salone Internazionale del Libro di Torino: il 12 luglio sono state arrestate quattro persone per presunte irregolarità nelle assegnazioni del 2016, 2017 e 2018, ma già da febbraio l’organizzazione era in discussione. E il 14 luglio il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino e il sindaco di Torino Chiara Appendino hanno confermato la possibilità di spostare l’esposizione a Milano a partire dal 2018.
Il primo scossone lo aveva dato lo scorso febbraio Federico Motta. Il presidente dell’Associazione Italiana Editori (Aie) si era dimesso dal cda della Fondazione organizzatrice in segno di protesta per un ruolo sempre più marginale, a suo dire, dell’associazione nella gestione del Salone. Quella di Torino è la più importante fiera libraria italiana, anche se le sue dimensioni no raggiungono quelle degli incontri di Francoforte o Londra (anche se la questione Brexit potrebbe cambiare le carte in tavola). Alle dimissioni di Motta sono poi seguite quelle di Giovanna Milella, presidente della Fondazione da giugno 2015, che ha rinunciato così a due anni e mezzo di carica.
Si tratta, in ogni caso di un evento culturale di grande importanza dove editori, autori e pubblico possono incontrarsi e assistere a letture, approfondimenti sul settore e conferenze. L’amministrazione del Salone Internazionale del Libro di Torino fa capo alla Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, il cui consiglio d’amministrazione è composto da persone nominate dall’assemblea dei soci fondatori (comune di Torino, città metropolitana di Torino, Regione Piemonte e Aie).
Fino ad ora le case editrici hanno sempre partecipato al Salone con il supporto economico delle regioni in cui hanno sede, ma nel caso in cui l’evento venisse affidato all’Aie le cose potrebbero andare in maniera differente. L’associazione degli editori organizza dal 2002 a Roma la fiera Più Libri Più Liberi, dedicata alla piccola e media editoria, e vorrebbe cercare di rendere il Salone più internazionale e inserirlo in un circuito di eventi di promozione in tutta Italia.
Ma l’eventuale gestione dell’Aie non mette tutti d’accordo. Soprattutto i piccoli editori, che temono di non avere più abbastanza spazio all’interno di un’esposizione che potrebbe diventare un evento più commerciale che culturale. Quest’ipotesi è stata paventata dal presidente della casa editrice Laterza, Giuseppe Laterza, e sulla stessa linea si sono schierati anche Fazi, Lindau e Nottetempo. Il perché è presto spiegato: il consiglio dell’Aie viene eletto sulla base del peso economico delle case editrici.
Il Salone Internazionale del Libro di Torino era già nella bufera quando il 12 luglio i carabinieri hanno arrestato Regis Faure, direttore generale del Lingotto Fiere, Roberto Fantino, direttore marketing della stessa società, Valentino Macri, segretario della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, e Antonio Bruzzone, dirigente di Bologna Fiere (che attualmente si trova agli arresti domiciliari a Bologna). Non solo, nelle indagini risulta indagato anche l’ex assessore alla Cultura di Torino Maurizio Braccialarghe.
L’accusa è di aver rivelato informazioni riservate nelle fasi dell’ultima gara per la gestione del Salone per il triennio 2016, 2017 e 2018. La gara, svolta nel 2015, fu vinta dalla Gl Events, una società che possiede lo spazio fieristico del Lingotto. Proprio quello in cui il Salone si svolge dalla quinta edizione. La Gl Events si è occupata per anni dell’organizzazione della fiera senza passare per alcun bando di gara.
La lente della magistratura si era già posata sul Salone e nel maggio del 2015 l’allora presidente del cda della Fondazione, Rolando Picchioni, si dimise dopo essere stato accusato di peculato. Successivamente, a ottobre, furono sollevati altri sospetti sulla gestione, in primis per quanto riguarda il numero reale di biglietti staccati al botteghino.
Subito dopo gli arresti, Appendino e Chiamparino hanno ipotizzato di affidare all’Aie la gestione delle prossime edizioni e di disdire il contratto di affitto del padiglione del Lingotto con lo spostamento (un ritorno a dire il vero) al complesso fieristico Torino Esposizioni. Ma il 10 luglio il ministro Franceschini aveva lanciato un’altra idea: spostare il Salone Internazionale del Libro a Milano. Il motivo? Nel capoluogo lombardo hanno sede tutti i grandi gruppi editoriali italiani e molte piccole case editrici. Inoltre Milano potrebbe garantire una dimensione più internazionale alla fiera.
In realtà non è da scartare un’altra ipotesi, e cioè che l’Aie riceva il mandato del Comune di Milano di organizzare un nuovo Salone a prescindere dal futuro di quello di Torino. Anche perché molti editori, soprattutto i piccoli, sono piuttosto contrari a uno spostamento. Almeno per il momento saranno accontentati, ma il futuro del Salone Internazionale del Libro è ancora tutto da decifrare.
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