«Il Corriere non può essere ciò che non è, ossia imparziale. Ha una proprietà ben definita e interessi forti da difendere. Può essere super partes nella forma, ma certo non nella sostanza». Lo ha detto Alessandro Sallusti, direttore del Giornale in un’intervista pubblicata sul numero di maggio del mensile free press Pocket, diretto da Daniele Quinzi. «Il Corriere della Sera che si pone come terzo polo è un’espressione massima di ipocrisia, e lo dico io – ha aggiunto – che a quel giornale voglio bene, avendoci lavorato. La verità è che se vieni da un giornale di sinistra puoi ambire alla direzione del Corriere, se vieni da centrodestra no. Questo la dice lunga su dove sta davvero la dittatura nel campo dell’informazione».
Sallusti ha poi sottolineato: «Berlusconi non ha mai tentato di darmi ordini, cosa che invece avevano fatti altri editori con cui ho lavorato. Al limite può proporre scenari e fornire consigli, che peraltro possono tornare utili». «La dimostrazione che non è padre padrone, ma un editore liberale – ha aggiunto – la si ha guardando la tv: programmi come Le Iene, Striscia la Notizia, Zelig sono tutt’altro che teneri nei suoi confronti».
Sul rapporto fra politica e informazione, Sallusti ha detto che «sono i giornali a dettare l’agenda politica. Quotidiani come la Repubblica e il Fatto da una parte e il Giornale o Libero dall’altra hanno messo al centro dell’attenzione vicende che sono poi diventate motivo di scontro o dibattito politico». (Ansa)
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