Il tonfo ieri in borsa delle azioni della società editrice del Sole 24 Ore non è una notizia. Perché la perdita di circa il 10 per cento del valore del titolo va rapportato alla situazione di una società che dalla quotazione ad oggi ha perso circa il novanta per cento del proprio valore; una doccia fredda per gli investitori che, al tempo, decisero di partecipare al progetto di quotazione in borsa del quotidiano di Confindustria. Un blogger de Il fatto quotidiano, il professore Sergio Noto, ha messo in correlazione la crisi del quotidiano economico con la qualità dell’informazione proposta, condizionata, a suo avviso, dalla mancanza di indipendenza del quotidiano milanese. Ogni opinione va rispettata, ma sembra che i problemi che possono essere posti in evidenza sono tre: da un lato la potentissima associazione degli industriali che deve registrare un fallimento del mercato, da lei stessa sempre e costantemente invocato; o, volendola dire diversamente, l’incapacità della stessa di stare sul mercato con un prodotto in concorrenza con gli altri; e sarebbe opportuno un mea culpa pubblico rispetto ai piccoli azionisti che hanno creduto nel progetto di quotazione del Sole 24 Ore; il secondo profilo è generale, ed indipendente, dagli assetti proprietari del Sole; in questi anni non è apparso sul mercato nessun concorrente reale del Sole 24 Ore; Italia Oggi, per l’informazione professionale, e Milano Finanza, per quella finanziaria, non godono di buona salute e non hanno conquistato né lettori, né quote di mercato; esistono, certo, centinaia di siti e blog, qualcuno anche di ottima qualità, di informazione economico finanziaria, ma nessuno oggettivamente, ha l’organizzazione imprenditoriale che dovrebbero, poi, garantire il lettore circa la qualità e la completezza dell’informazione prodotta. Il Sole 24 Ore fino a qualche anno fa era un modello italiano per l’informazione economica in tutta Europa, un caso studiato ed apprezzato; sia per la qualità dei contenuti che per il modello economico organizzativo ed inoltre la qualità dell’informazione non sembra poter essere messa in discussione, in quanto la direzione di Roberto Napoletano è stata esemplare sotto il profilo dell’autorevolezza e anche del coraggio di contrastare la crisi con un’intelligente iniezione di fiducia ad un’economia sfiduciata. Il punto è che è, oggettivamente fallito il progetto di crescita multimediale, gli incredibili dati di crescita sul digitale servivano a dissimulare, da parte del management la perdita di fatturato sul core business del giornale che rimane ancora l’edizione cartacea, gli abbonamenti, la pubblicità ed il rapporto di fidelizzazione con i professionisti. Una bella radio non implica ritorni in termini di pubblicità in grado di garantire la copertura dei costi; e così per la televisione, per i portali, generalisti e specialistici. L’auspicio è che Boccia prenda le redini in mano di un’eccellenza italiana e non solo da Presidente di Confindustria, ma anche da imprenditore del settore; perché può non piacere, ma il Sole 24 Ore fa parte della storia di questo Paese.
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