Etica della professione e rispetto per la persona. Sono le regole fondamentali che un giornalista dovrebbe sempre seguire nell’esercizio della propria funzione. E’ quanto emerso dal “Cortile dei Gentili” dei giornalisti, organizzato stamane a Roma dal presidente del Pontificio Consiglio della Cultura il card. Gianfranco Ravasi, e a cui hanno preso parte i direttori delle più importanti testate giornalistiche italiane: Mario Calabresi, direttore La Stampa; Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera; Ezio Mauro direttore di Repubblica; Roberto Napoletano, direttore del Sole24ore; Virman Cusenza, direttore del Messaggero; Marco Tarquinio, direttore di Avvenire e Giovanni Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano.
”E’ l’occasione per sviluppare una discussione critica e autocritica – ha detto De Bortoli durante il confronto aperto nel Tempio di Adriano – sulla nostra professione. Le occasioni di dialogo e incontro” tra credenti e non credenti ”sono state favorite anche dalla stampa e il suo senso di responsabilità del proprio ruolo”.
”La libertà di stampa – ha proseguito il direttore del Corriere della Sera – si accompagna alla responsabilità del nostro ruolo. Possiamo anche distruggere delle persone ma non ce ne possiamo dimenticare, se la verità è diversa da quella scritta da noi. Se c’è una colpa della quale ci siamo macchiati è che spesso abbiamo dimenticato la centralità della persona che non è merce di un’informazione frettolosa e non può essere privata del rispetto. Abbiamo inoltre il difetto di dimenticarci facilmente di quello che è avvenuto come se non fosse parte della storia. Credo che sia un difetto che merita una riflessione sull’etica della nostra professione”.
Anche il nuovo modo di comunicare di Papa Francesco ha cambiato in parte le modalità di lavoro della stampa: ”La Chiesa sta cambiando – ha osservatore il direttore del Messaggero, Virman Cusenza – la sua fisionomia di potere nel rapporto con la stampa. In questo momento la forza dirompente del messaggio di Papa Francesco è legata ad un’operazione di evoluzione di potere che la Chiesa stessa aveva”.
Con Francesco, ha aggiunto Cusenza, ”siamo costretti anche ad una semplificazione del linguaggio che non è una banalizzazione ma una sofisticazione per dare con più forza e chiarezza il messaggio stesso del pontefice”. ”Quello che è accaduto” con l’elezione di Bergoglio ”è certamente un qualcosa di storico – ha aggiunto Tarquinio – C’è stato un rivoluzionamento degli sguardi sui gesti della Chiesa. Questo è dovuto al grande carisma di papa Francesco ma anche al grande gesto di Benedetto XVI”.
Il direttore di Avvenire è poi tornato sulla questione dei valori in particolare quelli ”non negoziabili” che ”sono i valori su cui non si fa mercato. Mi auguro che questo dialogo fecondo” sposti ”lo sguardo dove va messo cioè sul popolo che vive la realtà di questo mondo”.
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